(K.K.) – Un salto indietro nel tempo, ma purtroppo verso un momento buio e non troppo indimenticabile. La Roma di oggi di Eusebio Di Francesco appare in involuzione totale: il gioco non c’è, la fortuna neanche, sono cadute anche quelle certezze di inizio stagione che avevano fatto ben sperare, come una difesa solida e a tratti impenetrabile e la forma di alcuni punti fermi come Kolarov, Fazio, Nainggolan o Dzeko.
Insomma una Roma in disarmo che è entrata in crisi da metà dicembre, dopo l’ultima difficoltosa vittoria interna contro il Cagliari. Poi solo delusioni: l’uscita dalla Coppa Italia, le sconfitte con Juventus, Atalanta e Sampdoria, un mercato che rischia di portar via due pezzi pregiati della rosa nel bel mezzo della stagione.
La mente dicevamo riporta indietro di qualche anno l’ambiente romanista. Esattamente tre, quando correva l’anno solare 2015. L’allenatore della Roma era un certo Rudi Garcia, che dopo un inizio di stagione positivo ed un primo posto accarezzato più volte si ritrovò a guidare una squadra senza carattere, spaventata e priva di calciatori utili al cambio di passo. Da gennaio in poi iniziarono un paio di mesi senza squilli, con la doppia eliminazione dalle coppe ad opera della Fiorentina e una serie di pareggi scialbi e inutili.
I difetti di allora e quelli odierni appaiono simili: scarsa propensione al gol, difesa distratta, terrore e imprecisione nel far girare il pallone, calo evidente dei calciatori chiave: anche nel 2015 gente come Maicon, Gervinho, Pjanic o Ljajic, determinanti nel girone d’andata, furono l’emblema di un crollo fisico e mentale che portò la Roma a perdere il treno-scudetto. I ‘colpi’ annunciati dell’estate (Iturbe, Cole e Manolas) delusero altamente e il mercato di gennaio fu ugualmente deludente. Un po’ come quest’anno con elementi costosi come Schick, Defrel e Under ancora fuori dai piani strategici. Quanto meno la Roma di Garcia riuscì a chiudere la stagione con un onorevole secondo posto. Il rischio invece è che nel 2018 tale caduta potrebbe mettere a rischio persino l’ingresso tra le prime 4 della classifica, e dunque l’addio al sogno Champions League.
GGR