In Italia domina la Juventus. E’ un dato di fatto a cui ormai siamo noiosamente abituati, da sei anni a questa parte, nonostante gli sforzi onorevoli delle (presunte) contendenti. Situazione consolidata: i bianconeri vincono e stravincono tutto in ambito nazionale, e gli altri stanno a guardare. Sei scudetti consecutivi più una sfilza di Coppe Italia e Supercoppe Italiane. Un ciclo simile a quello precedente, contestualizzabile tra il 2006 e il 2010, dell’Inter, che pure una vera avversaria ce l’aveva. E assai tosta. Era la Roma, tutto fuorché un semplice sparring partner dei nerazzurri.
“In quegli anni i giallorossi ci rompevano sempre le scatole”. Lo ha ricordato pochi giorni fa, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, uno dei protagonisti di quell’Inter pigliatutto (o quasi): Julio Cesar, portierone formidabile. Per anni, l’Italia del calcio ha vissuto sul duello, bello e avvincente. Sulla carta impari: ambiziosi ed economicamente potenti i nerazzurri di Moratti, privi di grosse risorse ma dotati di idee intelligenti e sorprendentemente efficaci i giallorossi guidati dalla famiglia Sensi. Il primo atto andò in scena sul finire della stagione 2004-2005, quando le due squadre si sfidarono in finale di Coppa Italia. La Roma, devastata dai continui cambi in panchina e “sollevata” da una salvezza raggiunta con fatica, si sbriciolò di fronte all’Inter di Mancini, rampante e affamata di trofei: all’Olimpico il vero Adriano fece doppietta (2-0), al ritorno bastò una punizione di Mihajlovic. Coppa al Mancio, Totti e compagni in lacrime.
L’annata successiva fu quella della rivoluzione. Calciopoli, i fatti gravissimi che emersero e sconvolsero, a seguito del processo sportivo, gli equilibri del futbol nostrano. Inter e Roma, al netto delle sentenze, si ritrovarono rispettivamente al 1° e al 2° posto in classifica. Scudetto di cartone per i meneghini, preziosa qualificazione in Champions per i capitolini, quinti sul campo alle spalle della Fiorentina. E poi, secondo incrocio in finale di Coppa Italia: 1-1 all’Olimpico (Cruz e Mancini), 3-1 per i nerazzurri a San Siro. Altro trofeo tra le braccia del Mancio, che strappò ai rivali anche la Supercoppa Italiana nell’agosto del 2006, nonostante un primo tempo sfavillante della banda Spalletti: 0-3, Mancini e doppio Aquilani. 4-3 il finale, rimonta pazzesca. Giallorossi unici degni avversari dell’Inter, ormai sovrana della Serie A con la Juve retrocessa in B e il Milan di Ancelotti penalizzato. 97 punti a fine torneo contro i 75 della Roma trascinata da un Totti da Scarpa d’Oro.
Nel maggio 2007, ecco il primo scherzetto romanista all’Inter: Coppa Italia sfilata con pieno merito. Calcio champagne e scintillante 6-2 ottenuto in casa, ininfluente sconfitta per 2-1 al Meazza. Trionfo “bissato” in Supercoppa nell’agosto successivo: un rigore chirurgico e letale di De Rossi fece risuonare le note di Grazie Roma alla Scala del Calcio, coi tifosi giallorossi in delirio. Inter forte, sfidanti in continua crescita. Il torneo 2007-2008 fu equilibrato, intenso, deciso anche da svariati errori arbitrali a favore di Ibrahimovic e soci. Toccò allo svedesone, all’ultimo respiro, risolvere l’intricato match di Parma: 2-0 e Roma costretta immeritatamente all’ennesimo 2° posto per soli 3 punticini. Parziale consolazione il 2-1 nella finale secca di Tim Cup firmato Mexes-Perrotta: terzo trofeo nel giro di un anno, il capolavoro di Luciano Spalletti. Che sfiorò il quarto sigillo, in Supercoppa, nell’agosto 2008: ai rigori fu determinante l’errore di Totti. Vinse l’Inter, non più di Mancini ma di Josè Mourinho.
Dopo una stagione di “pausa” (nel 2008-2009 la Roma arrivò sesta, lontanissima dall’Inter, e uscì contro i nerazzurri ai quarti di Coppa Italia), il confronto si rinnovò per l’ultima volta nella memorabile annata 2009-2010. Lo squadrone di Mourinho, orfano di Ibra ma nettamente rinforzato dagli arrivi di Lucio, Sneijder, Thiago Motta, Eto’o e Milito si attrezzò per puntare al successo in Champions League. Il progetto si rivelò vincente: a fine anno fu triplete. Con scudetto e Tim Cup strappati (in extremis) ad una Roma splendida, capace di rigenerarsi con l’arrivo di Claudio Ranieri al posto di Spalletti e di regalare ai suoi tifosi una rimonta sensazionale e agli appassionati di calcio uno dei campionati più emozionanti di sempre. Concluso con un velo di inevitabile amarezza. Il 3-1 in Supercoppa dell’agosto 2010 (illusorio vantaggio di Riise) fu l’ultimo capitolo del duello infinito fra Inter e Roma. Domenica ci si ritrova, con altre sensazioni, altri sapori, altre prospettive. Sarà sempre una grande sfida. Col primo posto, tuttavia, malinconicamente lontano.
Alessio Nardo