(M. Ferretti) La coppia è (già) scoppiata. «O gioca Dzeko oppure gioca Schick», ha sentenziato, ieri, Eusebio Di Francesco. Mai più insieme, come provato senza il minimo successo negli ultimi tempi. O l’uno o l’altro, con il bosniaco in netto vantaggio sul più giovane collega ceco in vista dell’appuntamento contro l’Atalanta. Di Francesco ci ha provato, si è esposto ad un paio di (indirette) figuracce poi ha alzato la mano ed ha detto stop: i due, Edin e Patrik, non sono compatibili; non fanno una coppia. Non possono giocare l’uno al fianco dell’altro: troppo simili per riuscirci con risultati apprezzabili. La conferma che Schick non è (e non potrà mai essere) un attaccante esterno. Così, anziché provare uno schema alternativo, Di Francesco ha stabilito che si va avanti con il 4-3-3. E in questo sistema di gioco non c’è spazio per Dzeko più Schick. Dzeko o Schick. L’ex doriano, adesso, dovrà aspettare il suo turno. E nell’attesa dovrà crescere sul piano mentale, sostiene Eusebio, per (ri)cominciare a fare anche le cose più semplici, tipo stoppare bene un pallone, che adesso non gli riescono proprio. «È un patrimonio del calcio, e lo ribadisco dopo la brutta prestazione contro il Sassuolo», le parole di Di Francesco.
Dzeko o Schick, la Roma ha comunque soltanto il settimo attacco del campionato. E la cosa a Di Francesco non va giù. Anche perché, come già detto al termine della partita contro il Sassuolo, non riesce a darsi una spiegazione seria alla faccenda. E così, tanto per ribadire alcuni concetti, il tecnico ieri si è presentato in sala stampa armato di statistiche. Che, senza ombra di smentita, escludono che il problema della Roma attuale sia la qualità del gioco, confermando invece che il vero gap con le altre big si chiama mal di gol. Perchè la Roma attacca come il Napoli, che guida la classifica del campionato (337 tiri contro i 336 della Roma, che ha una partita in meno), ma segna molto di meno. La differenza-reti della Roma indica +17, quella del Napoli +29 e quella della Juventus addirittura +33: questo vuol dire che non ha senso avere la miglior difesa del campionato, 12 gol al passivo, se i gol all’attivo sono così pochi, 29 come quelli dell’Atalanta (che ha giocato una gara in più). Nello scorso torneo, la Roma ha chiuso con una d/r +52 (90/38), arrivando alle spalle della Juventus pur non avendo nè il miglior attacco né la miglior difesa ma con una differenza reti migliore di quella dei campioni d’Italia (+50). Altri tempi, altra Roma. Solo che quella di oggi segna con il contagocce (media 1,61 gol a gara: la Juve viaggia a 3,2).
MENO ATTACCANTI, PIÙ GOL – E così per tentare di risolvere il problema, Di Francesco paradossalmente toglie uno tra Dzeko (1 gol nelle ultime 15 partite) e Schick (0 reti in campionato). Quasi un controsenso, ma alla Roma di oggi servono più gol, no più attaccanti. E i gol possono arrivare anche da chi di mestiere non fa la punta, come accadeva quando la squadra girava e il mal di gol era solo un errore di scrittura per via delle tonsille infiammate.