(S. Carina) Qualcosa si è rotto. Nel feeling tra squadra e pubblico, tra tecnico e squadra – vista la prova indecorosa di ieri, ad eccezione del quarto d’ora iniziale nella ripresa – e chissà se anche tra allenatore e società, dopo le dichiarazioni di Di Francesco alla vigilia, dove l’allenatore ha ammesso candidamente di non attendersi quanto sta accadendo in queste ore sul versante mercato.
Monchi continua a fare da scudo a Eusebio ma non può dire quello che sarebbe servito allo spogliatoio e alla piazza in un momento di evidente difficoltà: la Roma a gennaio non cede nessuno. In questo momento il mercato è il grande (e giustificato) alibi che può sventolare il tecnico. Squadra funestata da notizie, non solo mai smentite dalla proprietà ma addirittura confermate dal club con la solita litania del «valutiamo ogni offerta». E così, di valutazione in valutazione, la Roma non c’è più. Sgretolata dalle voci, dai sussurri, dalle analisi divenute pubbliche del tecnico (ad esempio quella sulla sosta dove in tanti non hanno fatto quello che avrebbero dovuto) che anche ieri è apparso in grandissima difficoltà. Sia in campo, dove la squadra non segna più (ottavo attacco della serie A con 32 gol), che davanti ai microfoni, incalzato dalle domande.
Stavolta Di Francesco si chiude a riccio e decide di non rispondere sul mercato: «C’è la società, io parlo del campo. Il mio compito è quello di conquistare almeno il quarto posto, perché abbiamo le potenzialità per farlo. Siamo partiti malissimo nei primi 25 minuti dove il nostro portiere è stato bravissimo. Appena ho invertito gli esterni, la Sampdoria si è allungata e abbiamo ritrovato fluidità, manovre e occasioni. Abbiamo preso gol sull’unico tiro subito nella ripresa». Non sa capacitarsi di cosa sta accadendo: «Facciamo fatica a fare gol e questo condiziona, in questo momento, il nostro cammino. Inoltre non ci gira mai nulla a favore. Basta vedere anche il rigore di Florenzi. In allenamento li ha battuti benissimo e se la sentiva…È un momento negativo in cui sbagliamo tutto. Anche la fase difensiva è stata sempre una nostra forza e ultimamente,concediamo troppi tiri agli avversari». Inevitabile la domanda su Dzeko: «Se è possibile che le voci di mercato abbiano influito su Edin? Se fosse così, dovrei pensare che anche gli altri dieci giocatori sono sul mercato -prova a cavarsela il tecnico – Non è vero che tutte queste voci, non solo su di lui, non mi fanno dormire: io non dormo perché non riusciamo a fare gol. Non riesco a spiegarmelo».
CROLLO VERTICALE – Paradossalmente il divario dalle pretendenti alla Champions è quello che dovrebbe preoccuparlo di meno. Tempo per recuperare non manca. Il primo tempo di ieri, però, certifica che la Roma è sparita, scomparsa, liquefatta. Un crollo verticale, dopo il gol di Fazio al 94’con il Cagliari. E ora anche qualche scelta dell’allenatore inizia a far discutere. Ieri ad esempio, è stato sostituito ancora una volta Pellegrini che nella mediana composta dagli irriconoscibili Nainggolan e Strootman, era l’unico che sembrava avere gamba e forza per buttarsi negli spazi: «Ho soltanto visto Lorenzo un po’ stanco e poco lucido. Non avevo grandi soluzioni in mezzo al campo e ho provato a mettere un attaccante per cercare di aumentare le occasioni» .
Dopo aver resistito alle reiterate domande sul mercato, nel finale – analizzando la gara – Di Francesco regala la fotografia più nitida del momento: «L’approccio è stato inaspettato anche per me. C’è un dato che mi ha fatto ragionare, Alisson è il secondo giocatore che ha toccato più palloni, quasi 40, è una cosa che non ho mai chiesto e non ho mai voluto. Significa che non avevamo la testa per fare certe cose». Oppure che la squadra fatica a seguirlo.