(E. Battazzi) – Dopo una scelta professionale e di vita che sembrava un passo in avanti nella sua carriera (a suo dire, giocare in Italia era sempre stato il suo sogno) e al tempo stesso un avvicinamento alla fine, difficilmente Dzeko avrebbe mai immaginato, arrivando a Roma, di tornare indietro ai tempi della sua adolescenza: al periodo in cui non sapeva chi sarebbe diventato, quando era solo un diciassettenne bosniaco che giocava nello Željezničar di Sarajevo e, per via del suo sviluppo fisico era ancora un po’ sgraziato, segnava poco e niente. Non giocava centravanti ma da trequartista ed era soprannominato “il lampione”. […]
Nella passata stagione, Dzeko ha vinto il titolo di capocannoniere di Serie A ed Europa League, segnando 39 gol in 51 partite (un gol ogni 103 minuti), a cui vanno aggiunti 15 assist. È stato selezionato nella lista dei 30 giocatori per il Pallone d’Oro 2017: questo è il frutto della resurrezione del bosniaco. Eppure i numeri non rendono l’idea del tipo di attaccante che è diventato; così come la sua imponenza fisica ne ha sempre un po’ deviato le valutazioni. Dzeko è un centravanti molto completo, che unisce in un solo giocatore ben tre profili diversi. […]
Non è solo una questione di cifre: i movimenti di Dzeko non sono quelli del giocatore che vive per il gol, ma più dell’attaccante razionale – e in area, invece, certi giocatori devono sentire solo l’istinto. In molte occasioni i cross della Roma finiscono nel nulla, perché Dzeko si è sistemato sul secondo palo in attesa di un errore, invece di attaccare il primo provando a bruciare il difensore. Insomma, non è solo una sensazione dei tifosi romanisti: Dzeko ha davvero bisogno di molte occasioni per segnare, e a volte è persino frustrante. […]
Il vero valore aggiunto di Dzeko però è quella di facilitatore di gioco: la sua capacità di abbassarsi per farsi trovare tra le linee, e poi servire un compagno in profondità, è stato uno dei segreti della grande performance della sua accoppiata con Salah. La sua visione di gioco è ancora più accentuata in momenti di difficoltà nella creazione di gioco, come quello che sta vivendo la Roma di Di Francesco: anche a causa dei movimenti interni-esterni delle mezzali, è spesso Dzeko a fornire un riferimento oltre la linea di pressione avversaria, per poi provare ad associarsi sulla fascia sinistra o provare il lancio a servire il taglio dell’ala destra. […]
Come si sostituisce un giocatore del genere, addirittura a stagione in corso? Qui la valutazione deve basarsi anche sulle idee dell’allenatore della Roma, e su come ha utilizzato Dzeko finora. Nella sua esperienza al Sassuolo (considerando solo la Serie A), Di Francesco ha sempre preferito attaccanti molto bravi nel creare gli spazi: sia attaccando la profondità, per allungare gli avversari e creare spazi tra le linee; sia cercando spesso le sponde come metodo di risalita del campo. Anche per questo, i suoi migliori realizzatori in campionato sono sempre stati i giocatori impiegati come esterni offensivi (ad eccezione del Defrel centravanti della passata stagione): in particolare, Berardi. […]
Tra i possibili sostituti, quello più interessante è sicuramente Michy Batshuayi: attaccante molto mobile, forte fisicamente ma mediocre a livello aereo, molto veloce in progressione e nell’attaccare la profondità. Nonostante la grande tecnica e la capacità di associarsi con i compagni, preferisce finalizzare il gioco dei compagni o addirittura crearsi da solo le occasioni: non ha la visione di gioco per sbloccare la manovra sulla trequarti. Può aiutare, e molto, la squadra in fase di pressione alta, vista la sua aggressività, affinata alla scuola di Bielsa al Marsiglia. Un attaccante ancora irrequieto, che in una stagione e mezza al Chelsea non è riuscito a convincere Antonio Conte: uno dei motivi è la sua difficoltà nel vincere duelli fisici in Premier League, e per la sua scarsa abilità nei colpi di testa (e il Chelsea è una delle squadre che crossa di più in Premier). […]
Fonte: ultimouomo.com