La Serie A è ferma e i tifosi della Roma sono in attesa. Non solo del big match di Milano contro l’Inter che, ci auguriamo, darà il bentornato alla squadra giallorossa, disperatamente e misteriosamente “sparita” dalla stagione, ma anche di notizie concrete sul fronte calciomercato. La proprietà americana, una volta salutato Walter Sabatini, ha scelto di affidarsi a Ramon Rodriguez Verdejo, in arte Monchi. Il Re Mida del calcio mondiale, l’uomo del metodo, il mago che con poche risorse ha reso il Siviglia una squadra vincente. Dunque, pur constatando l’impossibilità di investire somme ingenti, è lecito aspettarsi un guizzo, una sorpresa, un’intuizione da parte di uno dei migliori operatori di mercato del mondo.
C’è chi dice e chi sussurra che il mercato di gennaio sia soltanto un intralcio o comunque una semplice finestra per sistemare e riparare piccole crepe. In realtà, la storia dice altro. Soprattutto la storia della Roma. Sono stati tanti, nell’ultimo ventennio, i super colpi invernali. Tre dei pilastri dello scudetto del 2001, ad esempio: Vincent Candela, sbarcato nel 1997 dal Guingamp durante l’era Carlos Bianchi; Antonio Carlos Zago, approdato dal Corinthians sotto la gestione Zeman e Hidetoshi Nakata, acquistato dal Perugia nel 2000 per rinforzare la prima balbettante Roma capelliana. Nel 2003, sempre con Capello, arrivò dal Leeds il francese Olivier Dacourt, per anni baluardo della mediana giallorossa. Nel 2010 toccò a Luca Toni, in prestito dal Bayern, che per poco non consegnò (a suon di gol) uno scudetto storico al condottiero Claudio Ranieri. Tre i grandi affari di gennaio firmati Walter Sabatini. Il top? Radja Nainggolan, strappato al Cagliari nel 2014. Anche grazie alla presenza del belga, la prima Roma di Garcia riuscì a sopperire al grave infortunio di Kevin Strootman, blindando il 2° posto in classifica. Poi Stephan El Shaarawy e Diego Perotti, che andarono significativamente a rinforzare la neonata “seconda” Roma spallettiana all’alba del 2016.
Dai top ai flop. Numerosi, negli anni, anche gli acquisti fallimentari del mercato invernale. Assieme a Candela, nel ’97, arrivò il difensore russo Omari Tetradze: 15 presenze per lui in giallorosso nell’arco di un paio di campionati. Nel 1999 sbarcò a Roma il presunto erede di Ronaldo, il Fenomeno. Ma l’Uragano, Fabio Junior, fece discretamente fatica (per modo di dire) a ripercorrere le orme del suo collega e connazionale. L’anno dopo, in compagnia di Nakata, arrivò Paolino Poggi, esperto attaccante veneziano mai in grado di segnare un gol con la Roma, esattamente come Massimo Marazzina: un asso nel Chievo di Delneri, un coniglio bagnato nella Capitale. L’ultimo acquisto di Franco Baldini da ds romanista, nel 2005, fu Abel Xavier, esperto terzino portoghese che a Roma raccolse giusto un paio di apparizioni. Durante la prima era Spalletti non ci furono colpi memorabili a gennaio: nel 2007 arrivarono l’esterno svedese Wilhelmsson dal Nantes e l’attaccante Tavano dal Valencia, mentre nel 2009 sbarcarono il terzino Marco Motta (ottimo inizio, poi crollo verticale di rendimento) e il centrale maliano Diamoutene. Infine, i flop o semiflop “a stelle e strisce”: Marquinho, Torosidis, Toloi, Bastos, Ibarbo, Doumbia, Spolli, Zukanovic e Grenier. Auguriamoci che i prossimi nomi vadano a finire dritti nel primo gruppetto. Quello dei colpi vincenti.
Alessio Nardo