(F. M. Magliaro) «Secondo i risultati delle trincee di esplorazione la Soprintendenza detterà le prescrizioni delle attività di scavo per chiarire la natura e la complessità del deposito archeologico e solo successivamente impartirà le prescrizioni di salvaguardia e/o valorizzazione, e le valutazioni di compatibilità con le opere pubbliche di progetto». È uno degli elementi che la Soprintendenza archeologica ha fatto inserire nelle prescrizioni, aggiungendo che è necessario «procedere ad ampliamenti delle trincee nell’eventualità di rinvenimenti di natura tale da necessitare approfondimenti d’indagine».
Deve essere «rivisto il cronoprogramma» degli interventi che prevede «tempi troppo stretti in relazione ai volumi di scavo». Inoltre, la Soprintendenza indica anche quale sia la prima area da scavare: Fosso di Vallerano e al «Ponte dell’Arca», l’antico ponte romano che consente alla via Ostiense di scavalcare il Vallerano. I cantieri, poi, dovranno essere seguiti da tecnici specializzati esterni scelti dal proponenti e con l’ok della Soprintendenza. «Gli eventuali reperti mobili che a insindacabile giudizio della direzione Scientifica saranno considerati di particolare pregio dovranno essere trasportati il giorno stesso del rinvenimento nella sede della Soprintendenza; gli altri reperti saranno ricoverati in cantiere in condizioni di sicurezza». Infine, la «relazione finale di scavo» dovrà essere «in formato digitale» con «una copia del testo stampata e corredata da documentazione grafica e fotografica».