(T. Carmellini) Tre punti in cinque partite: un disastro. La Roma non sa più vincere, non riesce ad esprimere il suo gioco e paga carissimo il suo momento «no».
Pesano forse anche le tensioni legate alle voci sulla partenza di Dzeko che invece c’è e salva la «sua» squadra nel finale. Il resto a Marassi è poca roba, la Roma gioca dieci minuti poi sparisce per gran parte della gara subendo la Samp e rientra poi solo quando ormai è troppo tardi. Fortuna poca, complotti immaginari tanti: basti pensare che su questa gara non giocata si era scatenato il putiferio, era stato lo «scandalo del meteo» a favore della Roma che avrebbe giocato di lì a poco con l’Atletico e aveva Dzeko (appena diventato padre) a mezzo servizio.
Beh, ieri s’è presentata senza mezzo attacco, costretta a mandare in campo l’esordiente Antonucci (per fortuna niente male). Gran vantaggio, non c’è che dire. E come se non bastasse il momento «no» di un gruppo che sembra già bollito (anche se a San Siro era parso tutt’altro), ci si mette anche l’arbitro. Orsato sbaglia tutto: peggiore in campo, dirige «contro» la Roma. Giusto dare il rigore, che comunque lui non aveva visto (lo salva la Var), assurdo non fischiare il fallo di Ferrari su Strootman dal quale parte l’azione che porterà al vantaggio doriano: eppure il guardalinee glielo aveva segnalato. Ma lui è più bravo. Il bilancio non che può essere negativo, nonostante il punto portato da Marassi. Quinto posto a due punti dall’Inter e tutto da rifare: incredibile come questa squadra sia rimasta, nonostante tutto, a due sole lunghezze dal treno Champions.
Ora giusto il tempo di riprendere fiato (gran bisogno), riordinare le idee, cercare di capire il Monchi-pensiero del pomeriggio sul caso Dzeko, che c’è subito di nuovo la Samp. Stavolta all’Olimpico ma cambia poco: dipende tutto dalla Roma, prima che sia troppo tardi.