(A. Austini) Monchi alza la voce. Diretto, severo, senza giri di parole, va dritto al punto e scuote così la Roma reduce da due sconfitte consecutive e un deprimente pareggio col Sassuolo in casa: «In questo momento delicato – ha detto ai giocatori nello spogliatoio prima dell’allenamento mattutino di ieri – va dimostrata la mentalità vincente. Chi non proverà di avere questo tipo di atteggiamento, non avrà posto nella Roma». Stavolta il racconto del «riportino» di turno (così li chiamava Spalletti) è fedele alla realtà, la frase rivelata nel pomeriggio da Sky Sport è stata effettivamente pronunciata dal direttore sportivo spagnolo davanti a tutta la squadra, Di Francesco, lo staff e Totti.
Monchi è stato l’unico a parlare, poi, sorpreso e seccato dallo «spiffero» fuoriuscito dallo spogliatoio, non ha potuto smentire di aver espresso quel concetto. Benvenuto a Roma Ramon, la città dove tutto si ripete ciclicamente con le stesse, identiche dinamiche. Talpe comprese. Quando la stagione inizia bene, prima o poi arriva un calo improvviso in cui si riesce a compromettere in poco tempo tutto quanto si è costruito con fatica prima. I giocatori, tra il complesso d’inferiorità nei confronti della Juve e una tacita accettazione della sconfitta, non si ribellano al destino di eterni secondi. Così parte la caccia ai responsabili, si mettono in dubbio i metodi dell’allenatore chiunque esso sia (Di Francesco è il quattordicesimo in altrettante stagioni), si grida agli scarsi investimenti della società e alla lontananza di Pallotta e intanto l’ennesima stagione se ne va, senza che i giocatori avvertano il peso o le conseguenze di un altro anno con la bacheca vuota. Monchi è una sorta di marziano dell’ambiente, arriva da Siviglia e ha utilizzato i suoi primi mesi da romanista per studiare la situazione, guidato dal dg Baldissoni che è l’unico ad aver vissuto dentro Trigoria l’intero periodo della gestione americana. Ora il direttore sportivo ha deciso di intervenire a gamba tesa sulla squadra, perché non ha visto nei comportamenti dei giocatori quella reazione che dovrebbe essere normale dopo aver incamerato una delusione dietro l’altra sul campo nel giro di undici giorni. Messa in stand by la Champions, addio Coppa Italia, lo scudetto è tornato un miraggio e l’obiettivo più concreto si è ridotto alla difesa del terzo-quarto posto valido per giocare la coppa più prestigiosa anche il prossimo anno.
Gli eccessi di Nainggolan a Capodanno sono solo la punta di un iceberg, la rabbia (o la rassegnazione?) dei dirigenti che frequentano quotidianamente Trigoria era già esplosa per la prestazione dello Juventus Stadium, dove ancora una volta i bianconeri hanno dimostrato di vincere grazie alla cattiveria con cui portano dalla loro parte tutti gli episodi decisivi. E la Roma ha accettato il tutto come se fosse scontato. Quando Monchi dice che non vuole vincere «non avrà posto qui» fa sul serio. Per il mercato di gennaio non ha risorse da investire, ma se dovessero arrivare proposte interessanti per qualsiasi giocatore la valuterà in ogni caso, pronto a sostituire il partente di turno. Perché questa rosa può essere migliorata e nessuno deve sentirsi intoccabile. Tantomeno chi non ha mai vinto. Intanto ha offerto Castan al Genoa. Altra decisione presa dal dirigente spagnolo: non verranno più forniti dettagli e bollettini degli allenamenti. A suo dire, la Roma non è tenuta a farlo ed è inutile dare vantaggi agli avversari. Ma un «riportino» si trova sempre. Da ieri lo sa bene anche lui.