Il Milan vince in casa della Roma e fa un gran favore all’Inter, che si ritrova di nuovo quarta e in zona Champions League, a danno dei giallorossi scivolati al quinto posto, ma è un regalo di facciata, pura apparenza. Col derby in arrivo il Milan avrà presto la grande occasione di risalire a meno quattro dai nerazzurri. Visto come vanno le cose sulle due rive dei Navigli, non c’è dubbio su chi sia il favorito di domenica sera.
Il Milan non può più nascondersi – scrive la Gazzetta dello Sport -, questa vittoria all’Olimpico fornisce l’ultimo certificato di ritrovata grandezza. Successo nitido per come è stato pensato, costruito, realizzato. Rino Gattuso si prende il diploma di allenatore sul campo, titolo che nessun corso di Coverciano potrà mai garantire.
Di Francesco è ritornato al 4-3-3, suo sistema di riferimento, ma ci sono stati problemi di interpretazione. Nainggolan non è nel pieno possesso delle proprie facoltà atletiche, non sta bene a quanto pare, e ha vagato alla ricerca della posizione perduta. Il belga partiva da interno di sinistra e finiva per incaponirsi in strappi sulla trequarti. Un campione errante, che ha perso certezze e conoscenze, e non più dominante al contrasto, il pari stazza Kessie gli ha rotto un dente. Strootman, sostituto dell’affaticato De Rossi in regia, ha rappresentato l’altro anello debole. L’olandese non eccelle nello smistamento palla: tocchi banali, a volte inutili. Poi Schick, scollegato, poco cercato dai compagni, forse ignorato.
Un eccesso di equivoci e di gente fuori posto, che ha destrutturato la Roma. Il Milan per un tempo ha illuso i giallorossi, ha lasciato che si cullassero in una bolla di superficiale superiorità, e poi li ha colpiti con chirurgia di pensiero e di azione. Si è vista una Roma ondivaga, troppo cangiante. Di Francesco ha provato a sparigliare, ha immesso Dzeko, Defrel e Gersone tentato l’assalto frontale con un 4-2-4, ma ha soltanto alzato della polvere. Roma povera di spirito, per di più, e questo pare il male maggiore.