La Roma cominciava a somigliare troppo all’Inter, rivale per la corsa Champions, nelle sventure e nei difetti. Ma nella classica partita in cui il risultato serve più dello spettacolo, Di Francesco non segue Spalletti e l’incapacità di vincere. Per avvicinarsi al quarto posto, i romanisti tornano al successo dopo sei partite a secco in campionato e dopo tre mesi in trasferta. Però le virtù di una squadra superiore, come è normale che la quinta sia più brava della penultima, escono soltanto a tratti e nel primo tempo. Si parla di personalità, cinismo e tranquillità.
La rete di Under dopo 43 secondi è anche la prima in campionato per il ventenne turco, che ha un sinistro affilato, e permette alla Roma una pressione più rilassata. Che diventa però troppo rilassata, perché molte palle gol finiscono su Nicolas oppure fuori. Dzeko – scrive la Gazzetta dello Sport – in questi casi è più colpevole che sfortunato, sarà contento di non essere partito ma poteva ringraziare in altra maniera, anche se lavora tanto fuori area. I romanisti sono poco coraggiosi a sinistra, sull’asse Kolarov-El Shaarawy, ma solidi al centro, nell’inferiorità. Fazio non sbaglia, Strootman e Nainggolan si stringono per impedire al Verona qualsiasi entrata in verticale. La Roma resta più corta di quasi sette metri e sono solo otto le giocate utili in area per i veronesi, contro le venti degli avversari.