(M. Ferretti) Ogni parata, un tuffo al cuore. Ogni dribbling vincente a due passi dalla linea bianca, un sospiro di preoccupazione. Ogni gol sventato, una palpitazione irregolare. Mai na gioia, verrebbe da dire. Perché c’è di mezzo Alisson Becker, il portiere fuoriclasse della Roma. Invece di goderselo fino in fondo, i tifosi tremano. Perchè, sostengono, uno così forte alla Roma ci resterà poco. E la recente storia giallorossa, ad essere onesti, dà corpo ai loro timori. Il ds Monchi, del resto, è stato più volte chiaro: «Ho il dovere di ascoltare tutte le offerte che mi arrivano».
E per il brasiliano, a Trigoria (e non solo), le offerte sono già arrivate. Ci sono diversi top club europei che hanno bisogno di un portiere come lui, e che hanno la possibilità economica di alzare il prezzo fino a raggiungere (per società e giocatore) vette irrinunciabili. Si parte dal Bayern Monaco, che ha estrema necessità di rimpiazzare a dovere uno come Neuer, per arrivare fino a Real Madrid, Liverpool e Psg. Sarà un’estate rovente, per i cuori giallorossi. I quali non dimenticano che Alisson, pagato 8 milioni, ora nel vale dieci volte tanto.
DOPPIO RUOLO Alisson, del resto, è davvero un portiere straordinario. Uno che fa sembrare facili anche le cose più difficili e che riesce a dare un’interpretazione modernissima del suo ruolo. La sua abilità con le mani, ad esempio, è pari a quella con i piedi; il suo senso tattico è simile a quello dei liberi di un calcio che fu. Tutto questo lo porta ad avere un doppio ruolo, come se la Roma di Eusebio Di Francesco giocasse con 12 uomini. La partita di Udine, sotto questo aspetto, è stata esemplare: Alisson non ha sbagliato praticamente nulla da ultimo difensore e da estremo difensore, risultando tra i migliori del gruppo. Può sembrare, questo, un concetto strano perché da un portiere ti aspetti parate decisive: in realtà, AB1 alla Dacia Arena non è stato costretto ad esibirsi in delicati interventi, ma la sua gestione del pallone (sia in possesso della Roma che dell’Udinese) è stata mostruosa. Mai una scelta fuori luogo, mai una mossa sbagliata, mai un azzardo non giustificato e non giustificabili. Uno spettacolo, va bene?
TECNICA DI BASE Da qui, ma non solo da qui, la paura del tifoso della Roma di dover prossimamente congedarsi da un calciatore così forte. Uno al quale è bastata una manciata di partite per convincere tutti, nessuno escluso. Facendo un giretto sui social, Alisson è stato etichettato il Messi dei portieri oppure, per restare più a contatto con la Capitale, il nuovo Totti della Roma. Forse un concetto esagerato, ma che rende l’idea alla perfezione. I quattordici clean sheet stagionali addirittura non gli rendono giustizia, perché a non far segnare gli avversari sono capaci (quasi) tutti, specie se la tua squadra sa fare bene la fase difensiva; tutto un altro discorso, invece, saper fare l’Alisson. Che, vale la pena ricordarlo, è il titolare intoccabile della Seleçao, e lo era anche nella passata stagione quando Luciano Spalletti lo spediva sistematicamente in panchina perché gli preferiva la riserva della nazionale polacca, Szczesny. Alisson, di questi tempi, vuol dire fiducia. Cioè garanzia di qualità. Un’etichetta raggiunta grazie anche al lavoro quotidiano a Trigoria con Marco Savorani, più volte elogiato dallo stesso brasiliano. Un preparatore che gli ha affinato, migliorandola, la tecnica trovando una base ampia assai su cui poter lavorare. Uno così, ne converrete, non ha prezzo. Oppure sì. Purtroppo.