(U. Trani) Il punto, almeno per ora, è stato messo alle 23 di mercoledì scorso, 31 gennaio,nella serata che ha chiuso le negoziazioni della finestra invernale del mercato. E, da quel momento, non c’è più alcun alibi che tenga. Le plusvalenze, le cessioni, i rinforzi, i dubbi e le distrazioni non sono più d’attualità per la Roma che, da domani nel lunch match del Bentegodi contro il Verona, deve ricominciare a raccogliere quei risultati che l’hanno accompagnata fino al 16dicembre. Dalla notte di Roma-Cagliari, 1 a 0 nel recupero, i giallorossi non hanno più vinto, steccando nelle successive 7 partite, dal ko (con eliminazione) all’Olimpico negli ottavi di Coppa Italia contro il Torino. In campionato, solo 3 punti in 6 gare (7 senza successi in A non accade dal maggio 2005 e diventerebbe la striscia peggiore dell’éra Usa), per la frenata in classifica: 5° posto, a 5 punti dalla Lazio terza e a 3 dall’Inter quarta. La zona Champions è da riconquistare.
MODIFICA IN CORSA – Monchi, in pubblico, si è preso per quel che gli compete, e quindi partendo dal mercato estivo, la sua fetta di responsabilità nella gestione dell’area tecnica. Dove, però, sono pienamente coinvolti anche Di Francesco e i giocatori. Il ds, da ex portiere, ha rimesso il pallone in gioco. Adesso conterà, fino al 20 maggio, solo quello che succede in campo, con la Roma obbligata a riemergere in fretta. Lo sa bene l’allenatore, che già martedì, alla ripresa degli allenamenti, ha avvertito il gruppo. Il sistema di gioco, già contro il Verona, potrebbe essere diverso, con il passaggio dal 4-3-3 al 4-2-3-1. Nelle esercitazioni, soprattutto in quelle di mercoledì e di ieri, è stato provato il nuovo assetto, con il lavoro mirato ai ruoli dei 3 centrocampisti. De Rossi, pur essendo tornato a disposizione, ancora non è pronto e rischia di rimandare il suo rientro, accomodandosi in panchina come domenica scorsa contro la Sampdoria. Così, dovendo schierare due mediani davanti alla linea difensiva titolare, il tecnico ha scelto Pellegrini e Strootman, alzando Nainggolan da trequartista nel rombo offensivo alle spalle di Dzeko.
ESPERIMENTO A SAN SIRO – Di Francesco, il 21 gennaio a San Siro contro l’Inter, accennò al cambio di sistema di gioco. Che, contro i nerazzurri, fu camaleontico. La Roma, quella sera, si è difesa con il 4-1-4-1, con Strootman play basso, con Pellegrini e Gerson interni e con El Shaarawy a destra e Nainggolan a sinistra, lasciando ovviamente Dzeko nel suo ruolo di centravanti. In fase offensiva, però, Nainggolan si è sempre accentrato, avanzando alle spalle della prima punta, con Gerson pronto ad allargarsi a sinistra. In attacco si è visto, dunque, il 4-2-3-1, proprio con Pellegrini e Strootman mediani. E’ l’idea che l’allenatore ha per la trasferta di Verona, con qualche interprete diverso davanti: da esterni alti, Under (il più in forma), El Shaarawy e Perotti si giocano i 2 posti non ancora assegnati (probabile il ballottaggio tra gli ultimi due, o magari pure la staffetta, essendo entrambi reduci da problemi muscolari).
PATTO INTERNO – L’obiettivo di Di Francesco, approfittando del calendario che prevede il match esterno con il Verona penultimo e quello casalingo con il Benevento ultimo, è andare incontro alle esigenze di alcuni giocatori che, a quanto pare, si trovano più a loro agio con il 4-2-3-1. Viene spontaneo pensare a Nainggolan che, avvicinato alla porta, sembra essere più decisivo,ma pure allo stesso Dzeko che spesso ha sofferto di solitudine. L’allenatore, comunque, non dimentica che la priorità va alla squadra. E quindi all’equilibrio. Ma la mossa, preparata in settimana, ha un senso, in questo momento di carestia offensiva: l’attacco è solo l’8° del torneo. E, dunque, va aiutato a ritrovare la mira.
RADJA: «VIA SOLO SE CACCIATO» – A proposito di Nainggolan, da registrare la sua dichiarazione d’amore: «Io qui sto benissimo, non vedo perché dovrei andarmene. In questi casi neanche i soldi ti possono far cambiare idea. Potrei firmare a vita con la Roma. Ameno che la società non decida di cacciarmi» le sue parole a Sky. E su Di Francesco: «È più tranquillo di Spalletti».