(G. Giubilo) C’è un passato di nomi illustri sulla panchina della Roma. Ma sembra tornata un’inversione di tendenza, per cui più che rivolgersi ai giganti del calcio, si sia cercato un «apprenti sorcier». C’era molta fiducia in Di Francesco, ma per ora la sua posizione nella graduatoria dei grandi allenatori della Roma non è delle più felici. Su quella panchina era passata gente come Liedholm e Capello. Si può far bene in provincia, ma non è detto che l’ambiente di Roma e le ambizioni della squadra permettano di replicare.
In questo momento, il tecnico venuto da Sassuolo sta visibilmente accusando il salto di categoria. Avrà pure il tempo di recuperare, ma per ora stenta a dare alla squadra una fisionomia vincente. La stessa che era riuscito a creare quel Luciano Spalletti proveniente da Udine, a sua volta accompagnato dalle perplessità figlie di un blasone non ricco, ma in grado di ottenere risultati superiori a quelli che sta collezionando l’attuale tecnico. C’è un girone discendente da onorare, mettendo insieme risultati meno avvilenti di quelli che hanno fatto scivolare la Roma al quinto posto, culminati con la lezione di calcio impartita da Gattuso. Non si è riusciti a trovare un tecnico dalla personalità adeguata alle ambizioni dei giallorossi e dei loro tifosi. A Di Francesco è mancato l’apporto di senatori importanti come Nainggolan, Strootman e Dzeko, e così la squadra non produce quanto i suoi valori dovrebbero garantire. Non sarà un apprendista, il tecnico, ma soffre l’inadeguatezza per un compito forse superiore al suo passato provinciale. Non si è avuto il temuto crollo in fase difensiva, ma contro ogni previsione è mancata proprio la capacità di produrre buoni risultati in attacco. Diamo ancora del tempo all’allenatore, ma bisognerà fare in fretta per non rischiare figuracce epiche.