(K.K.) – Una vita bella, ma troppo corta. Davide Astori lascia di se’ su questa terra solo splendidi ricordi e la sensazione che il mondo del calcio abbia perso un ragazzo perbene e un calciatore di livello. L’Italia sportiva piange uno dei suoi figli migliori, scappato via all’improvviso, nella notte, senza un motivo vero e proprio.
Ci piace oggi ripercorrere la sua storia calcistica, iniziata nelle giovanili del Milan dopo aver mosso i primissimi passi nella provincia bergamasca che gli diede i natali nel 1987. Il club rossonero lo ha subito ingaggiato a soli 14 anni, considerandolo un talento dal sicuro avvenire. E non sbagliava, perché il giovane Davide studiò all’ombra di Nesta e Maldini e si fece pian piano strada nel calcio che conta, con i prestiti utili a Pizzighettone e Cremonese.
Poi il passaggio al Cagliari; la Sardegna è stata la sua casa per 6 anni. Il mare, la gente calorosa, le amicizie intime con Nainggolan, Sau e Lopez, l’esplosione da calciatore che lo ha portato persino in Nazionale maggiore, traguardo raggiunto nel 2011 e arricchito da 14 gettoni ufficiali in azzurro.
E nel 2014 Roma, anzi la Roma. Astori nell’estate di quattro anni fa doveva in realtà essere un calciatore della Lazio. I bianocelesti trovarono l’accordo col suo agente per ingaggiarlo e cercarono di convincere il Cagliari. Intervenne Walter Sabatini, che era alla ricerca di un centrale mancino d’esperienza e qualità. Astori profilo ideale e in una notte convinse sia il difensore che il club sardo. Chiare e tonde le parole di Davide dopo la firma per il prestito in giallorosso: “Quando ho saputo della chiamata della Roma non ho avuto dubbi, non si può rifiutare un’opportunità così. Farò di tutto per onorare la maglia“.
Astori nel 2014-2015 ha indossato la maglia giallorossa per 24 volte e realizzando un gol contro l’Udinese. Ha sempre onorato l’impegno e non si è tirato indietro, nonostante per la difesa di Rudi Garcia non fosse una stagione esaltante. Il calcio è strano e dopo solo una stagione Davide ha lasciato la capitale trasferendosi alla Fiorentina. Firenze è stata l’ultima tappa del viaggio, concluso con onore e stima, da capitano, da condottiero di una squadra storica. Poi il buio improvviso, il dolore, il pianto. Ma non il rimpianto, perché Davide è stato e sempre sarà un esempio, un professionista vero, una perdita enorme che veglierà sui suoi cari come uno stopper onorevole veglia sulla sua difesa.
GGR