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La Repubblica Roma, bastano gli sprazzi per lanciarsi verso la Coppa

Florenzi

(F. Bocca) Dopo il 3-0 rifilato al Torino la Roma è rimasta in campo a cercare di far capire ai tifosi che il lavoro è solo a metà. L’obbiettivo, anche più importante, è quello di rimontare il ko con lo Shakhtar in Champions e dunque è necessario riempire l’Olimpico e mettercela veramente tutta. «Bisognerà giocare in 12 martedì – ha detto Di Francesco, contento della vittoria – ma saremo noi a trascinare il pubblico».

Non è stata una pratica ordinaria battere il Torino: per due motivi. Per mezza partita la Roma non si è vista, mentre il Torino è riuscito persino a impensierire gli avversari. E per far gol, nella totale assenza del trio attaccante – Ünder, Schick ed El Shaarawy – si è dovuti ricorrere ai gol di difensori e centrocampisti. Che non è normalissimo. E dunque alla fine sono stati Manolas, De Rossi e Pellegrini a prendersi applausi e meriti.

I tre punti presi al Torino di Mazzarri – che mai Di Francesco aveva battuto nelle tre precedenti occasioni – si aggiungono ai tre presi una settimana fa anche al Napoli. Al San Paolo c’era stato un poderoso Dzeko, attaccante controverso, ma che quando manca si sente parecchio. E al suo confronto, certo, Schick sfigura parecchio e continua a infilare partite inguardabili. «Ci vuole continuità, abitudine, allenamento. Del resto non è che anche con la Samp giocasse tantissimo» ha detto Di Francesco, che tanto non ha altre soluzioni e dunque fa il minestrone con quel che c’è in dispensa.

Roma- Torino era soprattutto il ritorno al calcio in Italia dopo la tragedia di Davide Astori. La partita è stata segnata da un minuto strappacuore di profondo silenzio, tragico e bellissimo, con le squadra mischiate e abbracciate, e le note commoventi de “Le Rondini” di Dalla. Sia pure con le lacrime agli occhi il calcio ha rivoluto poi la sua scena.

Già costretto dagli eventi Di Francesco non si è concesso ovviamente il lusso di alcun turn over supplementare – su cui per altro ha anche dei ripensamenti – se non per lo stretto indispensabile. E dunque squadra classica con le variazioni obbligate di Schick e Juan Jesus al posto degli squalificati Dzeko e Fazio. Per il resto giusto El Shaarawy preferito a Perotti. 4- 3- 3 e via. Mentre Mazzarri ha dovuto faticare parecchio per mettere insieme un Torino acciaccato – niente Ljajic, Obi e Niang in panchina – e abbastanza depresso per gli ultimi scivoloni con Juve e Verona. Cui si aggiunge ora il 3° ko consecutivo. Lasciato il porto sicuro del 3-5-2 di cui ai tempi del Napoli era il massimo specialista, l’ultimo Mazzarri naviga a vista tra difficoltà che cominciano a farsi pesanti. Di spettacolo non se ne parla, ma insomma quando il Torino trova l’allungo con Iago Falque, Belotti o Baselli semina persino un discreto scompiglio nella difesa della Roma.

Forte di uno score strafavorevole nei confronti del tecnico amico, cui ai tempi dell’Inter, rifilò anche dei 7- 0, Mazzarri ha messo in campo un Torino più pimpante della Roma, ma a più di un’oretta scarsa non è arrivato. E anzi dopo è stato tracollo. Non appena le maglie della marcatura a uomo si sono inceppate ecco il gol di testa di Manolas, il guizzo di De Rossi e la ciliegina di Pellegrini. Il terzo posto giallorosso per il momento è puntellato. Servirebbe ora, con lo Shakhtar, lo stesso stellone.

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