(M. Ferretti) Primatista mondiale di incoerenza. Eccola, la Roma. Un gruppo che fatica a giocare davanti al pubblico amico e che invece si esalta in territorio nemico. E, diteci, si era mai vista una squadra che soffre a stare in casa? I numeri della vigilia, però, affermavano questo, con 28 punti conquistati lontano dall’Olimpico e solo 25 nella Capitale. Con un desolante parziale di tre sconfitte nelle ultime quattro apparizioni casalinghe. Più che battere il Torino, il mormorio comune, la Roma dovrà prima superare se stessa. E quell’assurda paura (paura?) di esibirsi alle pendici di Monte Mario. Il Torino in campionato, poi lo Shakhtar martedì in Champions: una doppia occasione per cancellare tutte le statistiche negative. Possibile? Possibile, ma non facile.
VOLERE È POTERE – Come se le buche cittadine avessero aggredito anche il terreno dell’Olimpico, la Roma inciampa, sbanda, barcolla e non molla grazie alla solita protezione super di Alisson, capace di neutralizzare tutto e tutti. In fase offensiva nulla da segnalare se non la prova, opaca assai, di Schick. Il ceco tenta la giocata ma va sempre sbattere contro un avversario oppure parte palla al piede verso la direzione sbagliata. Roma lontanissima parente, in parole povere, di quella vista al San Paolo di Napoli e (troppo) spesso in balia (tattica, soprattutto) degli avversari. Si può capire la difficoltà di attaccare una squadra raccolta davanti alla propria area, ma non al punto di non riuscire a costruire niente di realmente pericoloso per quarantacinque minuti abbondanti di gioco. E, onestamente, il “complesso Olimpico” c’entrava poco, se non nulla. C’entrava, se mai, la capacità o no di bucare il portiere avversario. Come riuscito a Manolas, con un colpo di testa potente e preciso.
Questo per dire che se uno ci prova, prima o poi ci riesce. E la Roma, fino a quel momento, non ci aveva mai provato. Quasi automatici, con la mente libera, il secondo gol di De Rossi e pure il terzo di Pellegrini. Crederci sempre, provarci ancora e passare alla cassa. Facile, anche se non scontato. Basta non giocare (giocare?) come nel primo tempo. Fischio finale di Maresca, tre punti alla Roma per il successo casalingo numero nove in campionato, il secondo nelle ultime sei partite romane. Sconfitto anche l’Olimpico, insomma. Forse adesso la Roma avrà meno paura di esibirsi davanti alla propria gente. E c’è in arrivo lo Shakhtar. Ci sarà bisogno di un’altra vittoria. Provarci sempre. Crederci fino alla fine.