(F. Pastore) – Cominciamo dalla fine. Dal Chievo e da quel recupero. La Roma avanti 4-1 e con un uomo in meno, Nainggolan in piena trance agonistica sradica il pallone dai piedi di un difensore avversario e si avvia da solo verso la porta di Sorrentino. Calvarese gli nega la possibilità di arrotondare il risultato e di entrare nel tabellino dei marcatori con un fischio molto più che discutibile, il belga s’imbestialisce e riceve un’ammonizione che dopo una protesta così plateale diventa inevitabile.
Mostrare i muscoli
Eppure in quel minuto c’è un compendio esaustivo del Radja giocatore. Corsa, aggressività calcistica, voglia di incidere e non risparmiarsi mai, carica emotiva. La stessa, quest’ultima, che ha poi inserito nel post sul suo profilo Instagram successivo alla gara contro i veronesi: «Vittoria importante per la nostra classifica… adesso diamo tutto per un nostro sogno». Corredato da due cuori giallorossi e dall’emoticon che mostra i muscoli.
La testa giusta
Messaggio del tecnico recepito alla perfezione, dunque. Alla vigilia Di Francesco aveva chiesto testa sulla partita di campionato, certamente più agevole sulla carta rispetto a quella in programma mercoledì prossimo, ma (forse proprio per questo) ricca di insidie. La Roma è entrata in campo concentrata, vogliosa, determinata nella conquista dei tre punti, esattamente come a Ferrara con la Spal, nell’altro match che precedeva la sfida di Champions della scorsa settimana. E Nainggolan è stato dall’inizio alla fine uno dei simboli di una squadra con la testa giusta.
Consapevolezza
Sintomo di una consapevolezza – di Nainggolan come di tutto il gruppo – acquisita col tempo, anche durante questa stagione che è sembrata in chiaroscuro fino a febbraio e ha poi avuto una decisa inversione di tendenza verso il positivo quando sono ricominciate le gare europee. La nuova dimensione della Roma è quella. Lo dimostrano le rimonte ai danni di Shakhtar e Barcellona, certo, ma anche un girone di qualificazione disputato ben oltre le aspettative, con prestazioni straordinarie che hanno spinto a superare club ben più quotati nei pronostici. Ma il versante in ombra rispetto alla luce proiettata dai viaggi internazionali era sempre lo stesso. Quello dovuto ai cali di concentrazione nelle gare su suolo patrio, dove la Roma ha perso troppi punti per strada.
Mentalità vincente
Fino a qualche settimana fa. Perché negli ultimi turni qualcosa sembra cambiato. Anche grazie alla personalità del Ninja. In gol a Ferrara, dove è stato autore di una prestazione importante con la fascia di Capitano al braccio. Sugli scudi anche nella gara contro il Chievo, in cui ha messo la firma sul gol del vantaggio di Schick, con un assist alla “sua maniera”: discesa sulla sinistra, contrasto vinto di forza e cross teso trasformato in oro dal ceco. Che sia fra i tre d’attacco o nella sua consueta posizione di centrocampista con licenza d’offendere, il belga è tornato sui livelli cui ha abituato l’ambiente romanista.
Le scelte
A distanza di duecento partite dal suo esordio in giallorosso, Radja è sempre lui: quel calciatore che fin dalle prime apparizioni ha fatto innamorare i tifosi della Roma tramite grinta, determinazione, voglia di superare anche i propri limiti. Tanto da diventare ambito anche per i top club. Ma la conquista delle semifinali di Champions, ha dimostrato che la scelta di restare nella Capitale lo ha premiato: il top club è qui.
Fonte: Ilromanista.eu