Sul quotidiano sportivo ha parlato in esclusiva il portiere brasiliano della Roma, Alisson Becker, della sfida in programma domani sera all’Olimpico, semifinale di ritorno di Champions contro il Liverpool. Da Roma a Salah, passando per il futuro e il Mondiale con il Brasile in Russia, questo uno stralcio delle sue parole:
La storia è adesso, e si chiama Liverpool. Domanda semplice: come si ferma Salah?
«È dura. Ha doti innate e ora ha una fiducia in se stesso incredibile, ma possiamo fermarlo giocando di squadra. Il Liverpool, d’altronde, ha qualità collettiva. Sono cattivi, furbi, veloci. Pensate a Firmino. È fenomenale. Non dà punti di riferimento e questo dà molto fastidio agli avversari. Perciò occorrerà un lavoro di squadra e non solo di difesa».
(…)
Che sensazioni ha provato quando era sotto 5-0?
«Una delle peggiori della mia carriera. Avevo addosso un senso d’impotenza. Sono stato male due giorni. Per fortuna il calcio ti dà subito una chance e col Chievo è andata bene».
(…)
Perché quel crollo a Liverpool?
«C’è stato buon inizio, ma dopo il primo gol siamo calati mentalmente e fisicamente. Non siamo riusciti più a fermarli. Può essere che il sistema di gioco abbia contato, che un altro schema poteva dare una mano alla squadra, però quello che determina tutto è l’atteggiamento. In campo dobbiamo correre e stare attenti. Per fortuna abbiamo segnato due reti, così siamo ancora vivi».
Che percentuale dà alla Roma di arrivare in finale?
«Noi conosciamo la nostra vera forza, sappiamo che c’è il pubblico come dodicesimo giocatore, che in casa non abbiamo subito mai gol in Europa, che abbiamo battuto 3-0 il Chelsea e il Barcellona. E tutto questo ci dà fiducia. Abbiamo il 50% di possibilità di passare il turno».
Purtroppo, dopo i misfatti dell’andata, si giocherà in un clima militarizzato.
«Certa gente fa associare alla violenza il nome della Roma, ma anche il nostro. Ci mette tutti dentro questo bruttissimo episodio. Ha ragione Di Francesco: condanniamo queste azioni. Speriamo che la partita sia solo una festa».
(…)
Escludendo i romanisti, quali sono in questo campionato i migliori nel ruolo di attaccante, difensore e portiere?
«Direi Icardi, Miranda e poi c’è il mio idolo, Buffon, ma visto che non ha giocato tanto, scelgo Handanovic».
Tutti interisti: le devo chiedere la differenza che ha trovato tra Di Francesco e Spalletti.
«Spalletti è bravissimo, però gli manca un po’ di gestione positiva nello spogliatoio. Per positiva intendo una gestione che faccia crescere la squadra. Guidare uno spogliatoio è difficile, ma a lui quella dote manca, mentre Di Francesco, che è cresciuto durante la stagione, invece ce l’ha».
(…)
Dal Real Madrid allo stesso Liverpool, il suo nome è associato ai top club, ma adesso si dice che la Roma, grazie agli introiti arrivati dalla Champions, non abbia più bisogno di venderla. Ci sono almeno il 50% di possibilità che lei resti alla Roma?
«Non so quello che succederà. Logico che l’interesse mi faccia piacere. Dico che non è solo una questione di avere bisogno. So il mio valore – non in soldi ma co me calciatore –, so quello che porto alla squadra, ma penso solo al presente. Quello che succederà dopo, lo lasciamo per dopo. Io sono qui, e per fare bene le cose devo concentrarmi su questo. Anche quando ero all’Internacional, avevo trattative con la Roma, ma pensavo solo a fare bene. Ho giocato sei mesi col contratto già firmato con i giallorossi, eppure ho vinto lo stesso».
(…)
Il Mondiale è alle porte: il Brasile di chi deve avere timore?
«Se vogliamo vincere occorre essere pronti a tutto. Ci siamo preparati benissimo. La qualità sappiamo di averla, ma i primi favoriti sono i tedeschi. La Spagna, poi, è sempre forte, e l’Argentina quando arriva il momento decisivo cresce. Mi dispiace che non ci sia l’Italia, ma per noi significa avere un avversario pericoloso in meno».
(…)
Se va a Kiev, che cosa è disposto a fare? Un tatuaggio, una notte alla Nainggolan?
«No, niente di tutto questo. Ho già un discorso con Dio. Un sogno grandissimo da realizzare. Non lo sa nessuno. Diciamo solo che si tratta di beneficenza, ma la Parola spiega che non bisogna parlarne perché, se tu lo fai, la tua ricompensa sarà quella».
Fonte: gazzetta dello sport