(G. Giubilo) – Appurato ormai da tempo che lo scudetto è meta contesa altrove, resta incerta la volata per i posti che assicurano la presenza nella Champions della prossima stagione. Ci sono ancora dubbi, legati soprattutto agli sbalzi di umore di qualcuna delle squadre che guidano il gruppetto alle spalle della capolista e della sua diretta inseguitrice. Un traguardo, quello della massima competizione europea, che fa gola a tutti e che assume significati diversi per ciascun contendente di questo triello. Per la Roma rappresenterebbe la continuità, un obiettivo da non mancare dopo che l’ultima edizione ha dato una misura concreta alle ambizioni di ben figurare anche nei prestigiosi palcoscenici internazionali. Fallire l’assalto stonerebbe non poco, in una stagione in cui i giallorossi si sono fatti apprezzare anche dalle superpotenze calcistiche. La Championscoronerebbe gli sforzi dei cugini biancocelesti, che meriterebbero di veder premiato l’ottimo lavoro svolto da Inzaghi. I benefici di immagine ed economici legati alla manifestazione alzerebbero il livello del club di Lotito, da troppi anni lontano da sfide europee in grado di accendere i sogni dei propri tifosi. E per l’Inter sarebbe un ritorno nell’elite del calcio, la veste che meglio si adatta a una società di così alto lignaggio. Ma è proprio la classifica, giudice imparziale, ad assegnare il ruolo di sfavorito a Spalletti: quattro punti di ritardo a 270 minuti dalla fine sono una zavorra difficile da scaricare, anche se l’avversario di turno, l’Udinese di Tudor non conosce vittorie da gennaio. Ben più temibile antagonista spetta alla Lazio: all’Olimpico riceverà la visita di un’Atalanta che culla ambizioni europee. Come l’Inter, anche la Roma se la dovrà vedere con una squadra in piena crisi, tanto da rimanere invischiata nella lotta salvezza contro ogni pronostico. Ma più che al Cagliari, la Roma dovrà fare attenzione all’impatto psicologico causato dalla dolorosa eliminazione in Champions League, con quella finale mancata per un soffio e non solo per demeriti propri.
Fonte: il tempo