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Inchiesta sullo stadio, piano mobilità da rifare. Il progetto slitta al 2022

(L. De Cicco) – Ignazio Marino sognava lo stadio a Tor di Valle in tempi record, entro il 2017, «ci giocherà Totti», era sicuro l’ex sindaco chirurgo quando questa controversa operazione calcistico-immobiliare muoveva i primi passi. Invece, intoppo dopo intoppo, nonostante Parnasi e sodali, secondo i pm, spargessero finanziamenti e tangenti, l’apertura del nuovo impianto con annesso «Ecomostro» di uffici e alberghi, inesorabilmente slittava. Stavolta sembrava fatta, fino a mercoledì, quando Roma si è svegliata con la notizia della maxi-retata che ha portato 9 persone agli arresti con accuse che vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, alla falsa fatturazione, al traffico di influenze e al finanziamento illecito. Il Campidoglio a trazione grillina, a quel punto, ha schiacciato sul freno. Progetto congelato, in attesa di una verifica approfondita su tutti gli atti presentati dalla Eurnova di Parnasi. Mentre tra i consiglieri grillini monta la fronda dei contrari: «Dopo gli arresti per mazzette, meglio fermarsi», dicono in tanti. Il vertice di ieri mattina tra Virginia Raggi e il diggì della Roma, Mauro Baldissoni, non è stato risolutivo. Il club vorrebbe che il Comune approvasse la variante il prima possibile, la sindaca però non cerca scorciatoie. «Tutto deve avvenire nella piena legalità». I tecnici del dipartimento Urbanistica sono già al lavoro sui faldoni presentati dai privati. Alcune bugie sono lampanti, per esempio quelle sugli studi di traffico falsati«Sarà il caos», dice un uomo di Parnasi. «Tienilo per te», risponde Luca Caporilli, il dirigente di Eurnova finito agli arresti.

GLI INGORGHI Sia i funzionari del Comune che quelli della Regione, a questo punto, sono convinti di una cosa: il piano traffico va interamente rivisto. Il nuovo ponte, sparito dopo la revisione del progetto, è fondamentale per evitare che questo pezzo di Roma Sud, già fortemente congestionato, rimanga strozzato negli ingorghi, almeno nelle ore di punta. «Una soluzione va trovata e la devono tirare fuori i privati», dicono funzionari e dirigenti dell’Urbanistica comunale. Raggi lo sa e, su questo punto, non vuole azzardi.

LA BONIFICA MAI PARTITA Ecco perché, se mai l’operazione sopravvivesse ai colpi dell’inchiesta, i tempi si allungheranno e non di poco. Pallotta avrebbe voluto aprire lo stadio addirittura nella stagione 2020-2021, ma tra la verifica degli atti, il piano viabilità e trasporti da riscrivere, la vicenda dei terreni in mano a Eurnova, che dovrebbero essere venduti, assieme al progetto, (a chi?), la matassa più che dipanarsi si ingarbuglia. Difficile che l’impianto possa aprire prima del 2022, anche perché prima di posare la prima pietra andrebbe bonificata tutta l’area di Tor di Valle, che come noto è una delle zone più pericolose di Roma a livello idrogeologico. In pratica, è a forte rischio inondazione e andrebbe messa in sicurezza prima di costruire. A schiacciare sul rallentatore sono anche i consiglieri M5S: in tanti erano contrari alla svolta pro-Parnasi maturata nel febbraio 2017, a cui lavorò Lanzalone, e ora i malumori riemergono e si dilatano nei corridoi di Palazzo Senatorio. Forse, dice più d’un grillino, «era meglio fare quanto avevamo promesso in campagna elettorale: fermare tutto. Se lo avessimo fatto prima, oggi non saremmo qui»

Fonte: il messaggero
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