(R. Buffoni) – «Come sono andate le vacanze? Benissimo, almeno fino a due ore fa…».James Pallotta dissimula la tensione parlando coi cronisti nei pressi dell’Hotel de Russie, suo quartier generale romano dove, stavolta, alloggia con la moglie Kimberly. La coppia si stava godendo le bellezze del Bel Paese e, dopo la tappa romana, avrebbero dovuto fare rotta verso le spiagge e il mare del Salento. Tutto annullato o, per lo meno, interrotto. Come lo Stadio della Roma, che sembrava a un passo dal nascere e invece sembra definitivamente naufragato. L’impianto a Tor di Valle è il core business dell’avventura romana di Pallotta. Lui stesso aveva detto in passato di essere pronto a lasciare se il progetto non fosse stato realizzato. «I tifosi sono preoccupati che io possa vendere? Non l’ho mai detto – chiarisce il presidente giallorosso – Ma certo: se l’inchiesta fermerà l’iter allora vorrà dire che verrete a trovarmi a Boston. Ma il club non ha fatto nulla di male. La Roma non c’entra, costruiremo lo stadio. Lo vogliono tutti». L’ottimismo di Pallotta se non altro ha tamponato la perdita in Borsa (-0,57% a fine giornata) ma non è riuscito a tranquillizzare i tifosi, che su radio e social hanno riversato le loro paure di veder smontata la squadra dei pezzi migliori (Alisson e Nainggolan su tutti). E pensare che poco più di un mese fa la Roma sognava la finale di Champions. E che ieri dalla Uefa era arrivato l’ok: il club aveva rispettato il Fair Play finanziario e poteva progettare liberamente il futuro che, ora, diventa confuso. L’American Dream giallorosso cominciato nel 2011 potrebbe essere giunto al capolinea.