(F. M. Magliaro) – Procura a parte, il cui lavoro, non concluso, al momento non pare rilevare dubbi in merito alla validità degli atti prodotti, sul progetto Stadio della Roma si presentano una serie di nuove incognite che potrebbero portare a un lungo rallentamento dell’iter, riportandolo, di fatto, all’anno di grazia 2016 cioè all’avvio della prima Conferenza di Servizi decisoria. E, da un punto di vista economico, con un danno sia per la Capitale – in termini di investimenti, opere pubbliche, tasse, economia cittadina – stimabile per difetto in un miliardo e 200 milioni di euro e per la società sportiva Roma in almeno una sessantina di milioni di euro. Andiamo per ordine. Ci sono almeno due aspetti nella delibera di pubblico interesse della Raggi, votata il 14 giugno 2017, che la rendono difficilmente attuabile e che, quindi, ne consiglierebbero la totale riscrittura.
GLI STUDI SUL TRAFFICO E IL PONTE DI TRAIANO – Dopo le intercettazioni trapelate in questi giorni, da cui emergono con chiarezza le falle della mobilità privata con la cancellazione del Ponte di Traiano e i relativi studi sui flussi di traffico a dir poco ottimistici, molti consiglieri comunali (e molti funzionari capitolini) hanno chiesto nuovi approfondi- menti: cioè di rifare questi studi (magari affidandoli a una società terza a spese dei proponenti) e capire se, davvero, il Ponte di Traiano serva o meno. Negli studi presentati si esaminano due scenari (7.30-8.30 di mattina feriale in ingresso al Business Park; 19.30-20.30 di pomeriggio infrasettimanale in ingresso al- lo Stadio) ciascuno dei quali con tre simulazioni: con il solo Ponte di Traiano; con il solo Ponte dei Congressi; senza nessun ponte. L’idea è inserire una quarta variabile (tutti e due i Ponti costruiti) e incrementare gli scenari di orario sia in ingresso allo Stadio sia, soprattutto, in uscita da Tor di Valle dopo una partita, considerando anche che gli incontri si possono disputare 7 giorni su 7 con orari di inizio dalle 12.30 alle 21.00. Ecco il problema. Se i nuovi studi evidenziassero la necessità di reinserire il Ponte di Traiano, si aprirebbe la prima falla nella delibera Raggi di pubblico interesse che, rispetto a quella Marino, eliminava il Ponte di Traiano dal novero del- le opere pubbliche (insieme al finanziamento per la Metro) pur di giungere al taglio delle cubature.
LA DESTINAZIONE DEI SOLDI PER IL TRASPORTO – Secondo problema: il contributo costo di costruzione. È la parte cash delle tasse che il costruttore paga al Comune (l’altra sono fogne, strade, illuminazione e via dicendo). Questo contributo viene calcolato sulla base della cubatura edificata ed è stato stimato dalla Raggi, nella sua delibera, in 45 milioni di euro (nella versione Marino la stima era di almeno 53 milioni: ovviamente più cubature, più tasse). La Raggi ha vincolato espressamente la destinazione di questo contributo al «miglioramento dell’offerta e del servizio di trasporto pubblico su ferro prioritariamente attraverso l’acquisto o eventualmente attraverso il “revamping” di treni sulla ferrovia Roma-Lido». La destinazione di questo Contributo spetta per legge al Consiglio comunale e può essere destinata a coprire qualsiasi spesa in qualsiasi parte della città, non per forza, quindi, riservata allo Stadio. Il dettaglio diabolico: nella delibera non è stato previsto nessun piano B. I soldi vanno alla Roma-Lido. Punto. Solo che la Regione Lazio, proprietaria della linea, ha annunciato la decisione di dar seguito alle norme europee e di mettere a bando il servizio viaggiatori a partire dal 2019 per i successivi 7 anni. Atac, che oggi effettua questo servizio, non potrà partecipare al bando. Se il concordato fallimentare sarà accolto, Atac sarà in amministrazione controllata. Se sarà bocciato, sarà in fallimento. E, in ogni modo, es- società in house del Campidoglio, non potrà partecipare alla gara. Ora c’è la corsa a mettere l’ennesima toppa: il direttore generale del Comune, Giampaoletti, starebbe verificando con la Regione se questi soldi possono essere comunque girati sulla Roma-Lido con una apposita convenzione.
POSSIBILE NUOVA DELIBERA – Due falle dunque – destinazione del contributo costo di costruzione e ripristino del Ponte di Traiano – che potrebbero obbligare la Raggi a riscrivere la sua delibera, aprendo un problema politico: soldi per il Tpl e Ponte tagliato sconfesserebbero totalmente l’intera architettura urbanistica che i 5Stelle hanno voluto imporre al progetto Stadio, stravolgendo, pur di assecondare le promesse fatte in campagna elettorale, un progetto da 1,7 miliardi di euro di investimenti per ridurlo a meno della metà del valore originario. Politica a parte, però, l’eventuale riscrittura della delibera di pubblico interesse si renderebbe essenziale per evitare nuovi strapppi (o nuove toppe) a un iter già di suo abbastanza stiracchiato. E, nella nuova eventuale delibera, due le soluzioni più semplici: l’incremento di cubature a compensazione per rimediare al reinserimento del Ponte di Traiano (che non necessariamente si tradurrebbero nel ripristino delle tre Torri). Oppure, destinando al Ponte proprio il contributo costo di costruzione, ridefinendo la lista delle opere oggi inserite nel pubblico interesse (18 milioni fra parco, videosorveglianza, pontili e golene) cui aggiungere solo un sostanzialmente modesto sovrappiù di cubature.
NUOVA DELIBERA, NUOVA CONFERENZA DI SERVIZI – Una nuova delibera, però, renderebbe obbligatorio ricominciare con una nuova Conferenza di servizi regionale: sarebbe al limite della follia impiegare una Conferenza aperta sul progetto ver- sione Marino, risolta prima con un no; poi dirottata, a lavori aperti, ad approvare la versione Raggi con il cambiamento di delibera e, magari domani, a riapprovare una terza versione del progetto con una terza delibera.
I COSTI: 1,2 MILIARDI PER LA CITTÀ, 30 MILIONI L’ANNO PER LA A. S. ROMA – Tutto questo gioco ha un costo: in termini di tempo e di soldi. La Roma stimava in 30 milioni di euro gli introiti annuali minimi stimati dal nuovo Stadio. Questa ipotesi di nuovo iter impone una perdita di tempo di due anni minimi (fra quanto già perso e quanto sarà necessario per ritornare al punto ante inchiesta). Per la città, la stima è complessa e fra gli 800 milioni in meno del valore del progetto, la diminuzione di tasse locali (140 milioni anno) e l’investimento in termini di costruzioni (350 milioni l’anno) siamo a oltre 1,2 miliardi di euro solo per il primo anno.
Fonte: il tempo