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Parnasi: “I politici? Si, li pagavo. Ma mi cercavano loro”

(A. Ossino) – Luca Parnasi cercava di approcciare i politici e i politici cercavano il sostegno di Luca Parnasi. La reciprocità del rapporto tra i palazzi del potere e il costruttore finito al centro dell’indagine sul nuovo stadio della Roma emerge ancora una volta con forza durante l’interrogatorio che per due giorni gli inquirenti hanno portato avanti nel carcere di Rebibbia. In quell’occasione il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Barbara Zuinhanno chiesto conto dei finanziamenti che l’indagato per anni avrebbe elargito trasversalmente a molti politici. Perché se è vero che Parnasi ha ammesso di pagare tutti, anche lecitamente, proprio come era emerso grazie alle intercettazioni, è altrettanto vero che i politici, secondo l’indagato, avrebbero cercato il suo sostegno in diverse occasioni, specialmente durante le campagne elettorali. Per questo i magistrati di piazzale Clodio hanno chiesto conto all’interrogato di 15 elargizioni effettuate nei confronti di altrettanti politici, anche di schieramenti opposti. E lui, carte alla mano, avrebbe giustificato i pagamenti, tutti di modesta entità. «Io pago tutti», aveva già spiegato in una delle tante intercettazioni contenute nel provvedimento restrittivo del gip Maria Paola Tomaselli. «Sulle elezioni spenderò qualche soldo, è un investimento che devo fare… molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te le racconto però la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono…», aveva continuato. Una sorta di lavoro. Un investimento che richiedeva pazienza, come aveva spiegato una collaboratrice (non indagata) di Parnasi«L’importo era sempre lo stesso, ossia 4500 euro (..) Alcuni dei nomi, come Ciocchetti e la Polverini, hanno avuto bonifici di 4500 euro da ciascuna delle società». La testimone aveva affermato: «Non so esattamente per quale motivo l’importo dovesse essere di 4500 euro, se non ricordo male mi è stato detto che l’elargizione, in tale misura, avrebbe potuto non essere dichiarata». E quando c’era un problema con i bonifici Parnasi avrebbe sollecitato il suo intervento: «Mi sollecitò a provvedere il prima possibile, come se subisse pressioni dalle persone che dovevano ricevere i soldi». Il sistema è ormai noto. Occorre capire se chi avrebbe ricevuto il denaro avrebbe messo a disposizione la propria funzione. In quel caso l’elenco degli indagati si amplierebbe. Nel frattempo chi è entrato nel mirino della procura prova ad alleggerire la propria posizione. Lo stesso Parnasi, al termine dell’interrogatorio, ha chiesto di essere scarcerato. Mercoledì prossimo anche Adriano Palozzi (FI) e Michele Civita (Pd) proveranno a ricorrere davanti al tribunale del Riesame per attenuare le già fievoli misure cautelari.

Fonte: il tempo

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