(E. Izzo) – Non è bastato il parere favorevole dei pm romani alla scarcerazione: l’imprenditore, Luca Parnasi, resta in carcere. A deciderlo il gip di Roma, Maria Paola Tomaselli, che ha valutato la collaborazione resa da Parnasi nel corso del lungo interrogatorio della scorsa settimana importante, ma non sufficiente.
Parnasi, aveva parlato con i magistrati ammettendo di aver «pagato» profumatamente tutti i partiti politici. Spiegando di averlo fatto, perché «sono i politici a cercarti per essere finanziati, e se non lo fai sei fuori dai giri che contano». Una strategia difensiva, quella adottata dai legali di Parnasi, tesa a far passare l’imprenditore come vittima di un sistema nel quale chi non «paga» resta fuori dai giochi delle opere pubbliche. La partita ora si sposta in Cassazione dove la difesa di Parnasi ha presentato istanza.
Le ammissioni di Parnasi
Il costruttore ha spiegato, infatti, al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al pm Barbara Zuin che lo hanno ascoltato per 11 ore di aver erogato soldi a tutti i partiti: «Dalla Lega al Pd, ma anche al Movimento 5 Stelle e a Fratelli d’Italia». E non solo. Parnasi ha ammesso anche le tangenti «mascherate» da consulenze per l’ex presidente di Acea e uomo forte dei 5 Stelle, Luca Alfredo Lanzalone di fatto «incastrandolo». Anche grazie alle dichiarazioni rese dal costruttore l’indagine del Nucleo Investigativo dei carabinieri sul giro di «mazzette» messo in piedi attorno alla costruzione del nuovo stadio della Roma va avanti spedita e potrebbe riservare sorprese nelle prossime settimane.
Fonte: La Stampa