(D. M. Ruffolo) – Aveva parlato ai pm confermando sostanzialmente il sistema corruttivo che da tempo lui, l’imprenditore Luca Parnasi, quest’ultimo al centro del progetto dello stadio della Roma, utilizzava per garantirsi il favore della politica. Poi, tramite i propri legali, aveva fatto recapitare un’istanza di scarcerazione che, proprio ieri, ha ricevuto il parere favorevole dalla Procura.
Il procuratore aggiunto Paolo Ielo e il pubblico ministero Barbara Zuin, infatti, ritengono che la misura cautelare possa essere trasformata e passare dalla ben più gravosa detenzione in carcere, nell’istituto penitenziario di Rebibbia, a quella degli arresti domiciliari. A ore è atteso il verdetto del gip che deciderà le sorti dell’istanza. All’uomo, accusato dai magistrati della capitale del reato di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro la pubblica amministrazione, potrebbe venir così riconosciuta l’attendibilità delle dichiarazioni rese nel corso dell’interrogatorio fiume, scaglionato in due giorni e durato complessivamente 11 ore. In quell’occasione l’uomo aveva raccontato ai pm: «È vero, pagavo tutti i partiti politici». Poi aveva spiegato come «sono i politici a cercarti per essere finanziati e se non lo fai sei fuori dai giri che contano». Una linea difensiva concordata con i propri difensori, gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini, da cui emergerebbe come l’imprenditore romano sia vittima del sistema a cui non poteva far altro che piegarsi. Non solo, il noto costruttore romano nella stessa occasione vuotava il sacco facendo nomi e cognomi di 15 politici che, nell’ultima campagna elettorale, avevano ricevuto i suoi aiuti economici, ben precisando che secondo lui tali elargizioni «sono del tutto legali». Soldi donati a tutto l’arco politico e che ora verranno passati ai raggi X dalla Procura per capire se questi siano stati di natura lecita o meno.