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Karsdorp: “Il ginocchio non mi preoccupa più, sono pronto per il Torino. Kluivert è un grande talento”

A parlare dell’infortunio, della voglia del ritorno e degli obiettivi stagionali dal ritiro giallorosso a Boston è Rick Karsdorp. Queste le dichiarazioni del terzino olandese :

Possiamo dire che questa che sta per iniziare sarà la tua prima “vera” stagione con la Roma, visto il tempo che hai perso a causa dell’infortunio?

“Beh, adesso sto abbastanza bene, il ginocchio non mi dà più preoccupazioni, giusto qualche problemino e qualche piccolo fastidio, però è normale dopo essere stato fermo per un’intera stagione, anche questo problema muscolare che ho accusato negli ultimi giorni, penso si possa considerare normale dopo un lungo periodo di inattività e dopo aver iniziato ad allenarmi con la squadra, ma nel complesso mi sento bene, mi sento forte con una gran voglia di far bene in questa stagione”.

Sei arrivato a Roma già con un infortunio, poi ad ottobre, al tuo rientro contro il Crotone ti sei rotto il legamento del ginocchio: di solito il protocollo prevede dai 4 ai sei mesi per il completo recupero ed il rientro in campo, quindi a fine marzo saresti dovuto rientrare: successo qualcosa di diverso?

“Beh non saprei dirti i motivi, se li conoscessi sarei il primo a poterlo raccontare, e probabilmente sarei tornato prima a giocare. In questo caso ho semplicemente seguito il protocollo normale per questo tipo di infortuni, quindi doppi allenamenti sul campo ed in palestra, poi è vero, vedevo che si avvicinava la data del rientro, ma accusavo ancora qualche piccolo fastidio al ginocchio, di seguito, visto che eravamo prossimi alla fine del campionato, abbiamo preferito non rischiare ed aspettare l’inizio della nuova stagione”.

Ti senti pronto per l’inizio della stagione? Con il primo match contro il Torino in campionato?

“(ride, ndr) Certamente sì”.

Nonostante la tua lunga assenza, sei riuscito a capire l’impostazione tattica che pretende il mister Di Francesco e nello specifico quello che vuole da te?

“Sì certo, perché lo scorso anno ho avuto modo di seguire molti allenamenti, di vedere tutte le partite che la  squadra ha giocato, quindi so esattamente quello che chiede e che vuole il mister e come gli piace giocare. Quindi anche se tutti pensano che questa sia la mia prima stagione o che io sia un nuovo giocatore, non è così visto che lo scorso anno ho avuto modo di sperimentare tantissime cose, vivendo con la squadra”.

Preferisci giocare terzino in una linea a 4 o laterale di centrocampo in un ipotetico 3-5-2. Quando avevi affrontato la Roma con il Feyenoord in Europa League, avevi giocato in una posizione avanzata…

“Sì, quando giocammo all’Olimpico, subentrai nella posizione di terzino, mentre a Rotterdam giocai avanti, quindi alto sulla fascia destra, solitamente con Feyenoord giocavo nella posizione di terzino. Con la mia vecchia squadra, si giocava con un 5-3-2 o con un 3-5-2 e spesso facevo il 5° di centrocampo. In questo momento al di là dei moduli tattici l’importante per me è tornare a giocare, ti direi anche che sarei disposto a giocare in porta (ride, ndr)”.

Raccontaci le sensazioni di questo ritiro in Usa, e quali sono i tuoi obiettivi personali e di squadra per questa stagione che tra poco inizierà ufficialmente.

“Beh a livello personale e dopo oltre un anno di stop, essendo abituato a giocare tante partite con il Karsdorp, dove, nel giro di 3 anni, avevo disputato oltre 100 partite, mentre con la Roma, in un anno ho giocato solamente una partita ufficiale, c’è una differenza troppo grande, per questo motivo, il mio obiettivo personale è di mettere minuti nella gambe, giocare e cercare di diventare più forte fisicamente e poi  dimostrare alle persone che lavorano alla Roma e a tutti i tifosi, quello che valgo e quello che posso fare realmente in campo. A livello di squadra ovviamente l’obiettivo è di arrivare il più in alto possibile e quando si parte e si è ad inizio stagione il pensiero è quello di vincere il campionato. Per quanto riguarda la tournée in Usa, ti dico che prima di partire abbiamo fatto 2 settimane a Trigoria dove ci siamo allenati molto bene, eravamo nella nostra “casa” e ci sentivamo a nostro agio, qui negli Stati Uniti tutto procede per il meglio. Io personalmente mi trovo bene, mi difendo anche con l’inglese, quindi anche da questo punto di vista mi trovo a mio agio; due allenamenti al giorno vanno benissimo, servono anche per fortificare il gruppo e quindi trovare una buona intesa tra di noi sperando di chiudere nel migliore dei modi questa tournée con l’ultima partita contro il Real Madrid”.

Anche se parli un ottimo inglese, ancora non parli benissimo l’italiano, motivo per il quale ti avrà fatto piacere ritrovare nella rosa della squadra un giovane connazionale come Kluivert, che insieme a te e ad un veterano come Kevin Strootman formate un trio di “orange” tra i giocatori giallorossi.

“Sicuramente fa piacere ritrovare un connazionale come Justin, è sempre positivo e piacevole il fatto di poter parlare la propria lingua fuori e dentro il campo di gioco, quindi dopo Kevin si è aggiunto anche Kluivert con il quale condivido anche la stanza nei ritiri, cerco di aiutarlo il più possibile, avendo l’esperienza di un anno passato a Roma, quindi provo a dargli una mano anche in questo senso; lui ha appena 19 anni, ma è un grande talento ed è facile di prevedere per lui un grande futuro, vista la sua giovanissima età: se ha giocato tante partite con l’Ajax e la Roma ha deciso di comprarlo, è perché ha delle doti indiscutibili”.

Forse uno dei pochi “vantaggi” relativi al tuo infortunio, è che hai avuto molto tempo libero, proprio per il fatto che non sei partito per i ritiri e le partite con la prima squadra. In questi mesi hai avuto modo di conoscere e scoprire, anche da turista, una città unica come Roma?

“Mi sono ambientato bene a Roma, adesso mi sento perfettamente a mio agio. Devo dire che mi ha agevolato anche il fatto che i genitori di mia moglie sono italiani e mia moglie stessa parla italiano, quindi anche loro mi hanno aiutato a completare il mio inserimento a Roma. Ci capita spesso di frequentare ristoranti e di andare in giro per la città. Roma è una città che ci piace molto e la viviamo a 360 gradi. La stessa città che mi ha permesso di divagare un po’ a livello di testa, nel periodo del mio infortunio, visto che in quel contesto,  mi serviva anche molto il fatto di distrarmi e non pensare solamente alla riabilitazione”.

Fonte: insideroma.com

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