Olsen qualche battaglia l’ha già affrontata. Vincendola, anche. E magari qualcosa nella sua vita giallorossa è già girato, esattamente domenica scorsa a Torino, come scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport, quando nella ripresa quel tiro di Baselli avrebbe potuto rovinargli l’avventura giallorossa quasi prima di vederla sbocciare.
Ed invece a volte le slinding doors sono proprio lì per cambiarti destino, futuro, anche considerazione se vogliamo. Fosse entrato quel pallone oggi Olsen sarebbe già sul banco degli imputati, dopo quell’errore invece lo svedese si è sciolto, quasi buttandosi alle spalle ogni timore e piazzando pure qualche bella parata sparsa qua e là.
Lunedì farà il suo esordio da titolare all’Olimpico contro l’Atalanta, probabilmente la squadra più in forma di tutto il campionato italiano. Quello stesso Olimpico dove negli ultimi tre anni i tifosi giallorossi sono stati abituati a godersi le parate (spesso anche decisive) di gente come Szczesny e Alisson, non certo due numeri uno banali. Olsen sta lavorando forte per non farli rimpiangere, tanto che spesso costringe anche il preparatore dei portieri Savorani a dei piccoli lavori extra, soprattutto sui fondamentali.
Intanto Olsen ha capito che per colorare la sua avventura giallorossa il prima possibile è fondamentale la lingua, l’italiano. Si sta mettendo sotto, sa che il portiere deve parlare, dialogare, farsi sentire. Le parole chiave già le sa e le usa ancora, ma se qualcosa è rimasto della partita di Torino sono proprio quegli sguardi un po’ così in alcune situazioni chiave.