(G. Fasan) – Chi non crede nel dio del calcio può fermarsi qui. Perché la storia che racconta il 4 settembre del ’94 può essere letta solo nel nome di una fede che ogni giorno l’entità superiore che porta il nome di Roma riscrive nei cuori dei tifosi dei due colori di questa città. La storia del primo gol in Serie A di Francesco Totti, il più grande calciatore della storia della squadra della Capitale, realizzato sotto la Curva Nord all’Olimpico nella prima giornata del campionato 1994-95 al Foggia, quando il futuro numero dieci romanista non aveva ancora diciotto anni e sarebbe diventato maggiorenne dopo ventitré giorni.
La Roma è reduce da una stagione di sofferenza, la prima dell’era Sensi, e piena di problemi, la prima per Carlo Mazzone, proveniente dal Cagliari: 14 partite senza vittorie difficilmente si perdonano a un allenatore, benché romano e romanista. Ma qualcosa accade il 20 marzo del 1994, quando si consuma una delle pagine più commoventi della storia della Roma. Proprio contro il Foggia. Allo stadio Zaccheria i giallorossi incontrano i padroni di casa, squadra rivelazione della Serie A sotto la guida di Zeman in panchina, dopo aver deluso in casa con la Reggiana (0-0) e perso il derby due settimane prima. Capitan Giannini ha sbagliato un rigore (procurato da Totti) e il suo rapporto con il presidente Sensi è ai minimi termini. Si parla già di un suo possibile addio alla maglia (avverrà però nel ’96) che difende da quando era andato via un certo Falcao e di cui indossa il numero 10 che fu di Di Bartolomei e la fascia da capitano. La Roma naviga in cattive acque, non è abituata. Alla fine del primo tempo è sotto di un gol, quello segnato dopo 16 minuti da De Vincenzo, e con la Reggiana che sta battendo il Torino, è quart’ultima in classifica. Al 65′ sor Carletto getta nella mischia il ragazzino che lo considera un secondo padre, Francesco Totti. Non sarà la mossa determinante della partita, ma Totti al minuto 74 c’è. È in campo e vede scagliare al suo idolo, Peppe Giannini, un sinistro dal limite dell’area che si insacca dopo aver colpito il palo alla destra di Mancini e salva la Roma. Dal baratro. Dopo 14 partite senza vincere quel gol e quel giorno cambiano la storia per la Roma, che poi, con cinque vittorie e un pareggio nelle ultime sei giornate, arriva settima, ma solo a un passo dall’Europa.
Si riparte da Mazzone l’anno dopo e da un mercato piuttosto importante sull’asse Roma-Napoli con l’arrivo di Thern e Fonseca. Alla prima giornata all’Olimpico arriva proprio il Foggia che fu Zemanlandia. Il tecnico boemo, che diventerà qualche anno dopo un punto di riferimento nella carriera di Totti, in estate è andato alla Lazio, dall’altra parte dell’ombra del Cupolone. I rossoneri sono allenati da Catuzzi e il 4-3-3 spumeggiante che aveva sorpreso l’Italia è già solo un ricordo. Per la gara con i pugliesi Totti viene schierato titolare con la maglia numero 9 al posto di Balbo, finito in tribuna tra le polemiche e lo stupore dei tifosi, che non immaginano quanto a lungo si parlerà di quel ragazzino che aveva sostituito il capocannoniere della squadra. È un altro calcio, quello che precede la sentenza Bosman. Quattro stranieri bravi sono un rompicapo per Carletto Mazzone che può convocarne solo tre. Thern e Fonseca sono intoccabili, come Aldair che in difesa è il custode di Lanna e Annoni. Così davanti tocca a Totti, tutto sbarazzino e personalità.
Una punizione calciata di poco a lato dalla distanza precede il primo di 250 gol in Serie A. Proprio un lancio dello svedese Thern per Daniel Fonseca al 29′ del primo tempo dà il la all’azione: l’attaccante uruguaiano fa la sponda di testa all’indietro dove accorre il ragazzino biondo che di controbalzo di sinistro, come Giannini a Foggia, scaglia un rasoterra potente che trafigge (anche stavolta) Franco Mancini.
Quasi 60.000 spettatori applaudono il giovane di Porta Metronia, che salva la Roma e esulta mani nei capelli e esplode sotto la Monte Mario e la Nord, unica nota intonata di un debutto in campionato sottotono della squadra, che lascia riaffiorare i fantasmi del passato perché Kolyvanov nella ripresa procura la doccia gelata realizzando al 22′ il gol pareggio. Finisce così, con l’ira del presidente Sensi e il malumore dei tifosi, ma inizia una stagione migliore: la Roma si piazzerà quinta, andrà in Coppa Uefa e Mazzone strapazzerà Zeman per 3-0 nel derby di novembre. Ma con il Foggia soprattutto inizia il passaggio del testimone, o se vogliamo di un’epoca, di profeti in patria, la sinfonia di Francesco Totti, che ha avuto Mazzone come secondo padre, Zeman come maestro, Giannini come idolo e la Roma come unico dio del calcio.
Fonte: il romanista