“Credo di essermi fatto male in tutti i muscoli che ci sono nel corpo“, raccontò una volta Perotti, tra il serio e il faceto, ai tempi di Siviglia. A rimetterlo sempre in linea di galleggiamento è stato un carattere fuori dal comune, da guerriero che non ama far da tappezzeria, scrive Massimo Cecchini su “La Gazzetta dello Sport“.
Di sicuro il carattere gli è servito anche stavolta per superare un paio di ostacoli: il desiderio del club di cederlo per fare cassa e risparmiare sull’ingaggio e un fastidioso infortunio alla caviglia, con interessamento ai legamenti, che lo farà tornare disponibile per la convocazione solo alla ripresa del campionato. Sul primo fronte Perotti è sempre stato molto chiaro: “Da Roma non voglio andare via“. L’infortunio, invece, è altra cosa. Superato, raccontano a Trigoria, con l’argentino che – visto il sovraffollamento sulle fasce (Under, El Shaarawy e Kluivert) – è potuto guarire con calma. E al rientro, ne siamo sicuri, la concorrenza con lui non sarà facile per nessuno.
A 30 anni da poco compiuti, dal punto di vista ideale ciò che gli manca come calciatore gli è chiaro: “Segno pochi gol – ha detto spesso –. Devo migliorare da quel punto di vista“. Per Perotti non è stato semplice superare la delusione della mancata convocazione al Mondiale. “Sono momenti che passano nella vita e forse non tornano più – ha spiegato –, ma il calcio è così. In Argentina ci sono tanti giocatori e non è facile“. L’impressione è che toccherà alla Roma restituirgli quel sorriso che l’estate ha un po’ appannato.