Dottore, chiamate un dottore: eccolo, Edin. Edin Dzeko, dottore, appunto: in Management dello Sport presso la facoltà di Sport ed educazione fisica a Sarajevo. La Roma difranceschiana ha sempre più la firma del bosniaco, come scrive Alessandro Angeloni s Il Messaggero, e ora come ora anche necessità di un dottore. Dottore ora, dirigente in futuro, Dzeko.
Edin è quel numero 9 che è anche un 10, perché è spietato nel cuore dell’area e sublime alle sue spalle. Un centravanti trequartista, che adesso dovrà andare avanti senza il traquartista, quello vero, cioè Pastore. L’anno scorso Edin, il primo timbro in campionato lo ha messo alla seconda, contro l’Inter, lo scorso 26 settembre: da lì nove gare undici reti, comprese le tre di Champions (due al Chelsea e una al Qarabag). La striscia di Dzeko, Inter compresa: due gol con il Verona, due con il Benevento, uno con l’Udinese e uno con il Milan. Una ripartenza folgorante.
I risultati stanno mancando in questo periodo: di buono, dal punto di vista di Dzeko almeno, c’è che l’unica vittoria della Roma in queste prime tre partite di campionato, porta la firma diel dottor Edin: era Torino, faceva caldo.
Lo stop ha ridato a Dzeko, oltre al dottorato, anche un po’ di energie in più. Chievo e poi Madrid, due partite attaccate e la voglia di esserci in entrambe. Dietro di lui, Schick, l’amico con cui in campo battibecca spesso, perché il vecchio è maestro del giovane e allo stesso tempo amico e rivale.