Uno, Javier Pastore, ha ancora la faccia da ragazzino nonostante l’età dica che non lo è più. L’altro, Sergej Milinkovic ha la mascella serrata e lo sguardo duro di chi a 23 anni sembra averne vissute molte più di quante si possa immaginare. Il Flaco e il Sergente sono i due volti di questo derby, scrive Emiliano Bernardini su Il Messaggero.
Il numero 27 giallorosso è considerato uno dei trequartisti più talentuosidella sua generazione. Il 21 biancoceleste è un diamante puro che vale una fortuna. Pastore ha una finissima capacità di percepire la presenza dei marcatori senza vederli. Li evita a passo di danza: controllo di palla, eleganza e quella predisposizione a fare i tunnel. Milinkovic è potenza e qualità. Attira a sé gli avversari quasi a sfidarli. Il primo, in passato, lo hanno paragonato ad Iniesta, il secondo a Ibrahimovic. Attraversano due momenti opposti della carriera: Javier, con la dote e le premesse che si porta dietro, sa che non ha margini d’errore in questa stagione. Sergej, al contrario, cerca l’ultima parte del trampolino per spiccare definitivamente il volo della consacrazione.
Hanno in comuni il fatto di non essere ancora al top della condizione fisica. Pastore è il pezzo pregiato del mercato giallorosso, arrivato nonostante non fosse nella lista dei desideri di Eusebio Di Francesco, tanto che il tecnico ha ridisegnato il modulo per farlo giocare. Finora ha segnato due splendidi gol di tacco ma del suo repertorio ha fatto vedere ben poco. L’intesa con Dzeko sarà una delle chiavi di volta della stagione giallorossa. Avrà la marcatura asfissiante di Leiva che avrà il compito di togliergli l’ossigeno per pensare. Dovrà essere bravo a non cadere nella trappola di fare lui la partita sul play argentino della Lazio snaturando il suo ruolo.