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La falsa partenza di Dzeko: simbolo di una squadra che ha smarrito la fiducia

Dzeko

Sfiduciato, nervoso, troppo spesso a testa bassa, quasi disinteressato a quello che accade attorno a lui in campo. L’atteggiamento passivo di Edin Dzeko è la fotografia del momento vissuto dalla Roma, scrive “Il Tempo“. Più che i numeri, parla il linguaggio del corpo del bosniaco. È vero, ha servito un assist a Cristante con il Chievo più l’appoggio a Florenzi che poi è andato in porta da solo contro l’Atalanta, ha calciato 18 volte in porta nelle prime 4 gare di Serie A (più di lui solo Cristiano Ronaldo con 25 tentativi e Insigne con 20), ha colpito due pali, ma il vero Dzeko è un’altra storia. Quello delle notti magiche di Champions, un trascinatore morale e tecnico di una squadra che a un certo punto si è convinta di poter battere chiunque. E ci è andata molto vicino. L’Edin dei giorni nostri, invece, sembra pensare il contrario. Qualcosa evidentemente si è inceppato nella sua testa come in quella di molti compagni.

A Madrid un’altra prova al di sotto delle sue potenzialità. Come ritrovare il sorriso? Un gol certamente aiuta sempre, l’ha trovato nella parentesi con la nazionale ma Di Francesco se ne aspetta un altro domani a Bologna. L’allenatore non ha intenzione di far riposare Dzeko e semmai ci penserà mercoledì prossimo col Frosinone. Lo stesso Edin è uno che non ama fermarsi, negli ultimi due campionati ha saltato tre partite in tutto mentre al primo anno in giallorosso le assenze sono state 7. Oltre ai prevedibili rallentamenti dovuti all’innesto dei nuovi, la Roma ha un serio problema di testa, Di Francesco e i dirigenti ne sono fermamente convinti ma sanno quanto sia difficile in questi momenti trovare una chiave per risolverli. Crisi viste e riviste da queste parti.

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