Monchi ha trascorso i giorni dopo la sconfitta di San Siro insieme alla famiglia a Venezia, che nell’immaginario collettivo dell’Italia è stata a lungo la città delle lune di miele. Un modo inconscio, forse, per prolungare quella con Roma, che dopo 17 mesi sembra terminata, scrive Massimo Cecchini su “La Gazzetta dello Sport“. Anche a quello che è stato accolto come “il d.s. più bravo del mondo” viene presentato il conto dell’inizio deludente, così come a Pallotta, a Di Francesco e ai giocatori.
Gli auspici del tifosi, in fondo, in estate erano chiari: abbiamo una squadra forte, con un paio di ritocchi potremo toglierci tante soddisfazioni. Capitan De Rossi a fine stagione spiegava la virata con questo esempio: “Prima finiva l’anno e tanti dicevano: “Me ne vado”. Adesso no, c’è gente che sta bene“. Sogni e bisogni, però, fanno rima solo sulla carta, per questo il mercato movimentista di Monchi ha sorpreso poco, pur toccando tre come Alisson, Nainggolan e Strootman.
A suo parere, Monchi ha costruito una Roma forte (e quindi in grado di togliersi tante soddisfazioni) e le scelte sono state condivise con l’allenatore. Lo spagnolo non rinnega quanto ha detto al termine del mercato: “Se non vinco me ne vado”. Ma è pronto ad aggiungere anche altro: se non vado bene, me ne vado. Pallotta lo adora, però radio mercato sussurra che Barça e United non vedrebbero l’ora che accadesse.