Gli atti già in mano ai pm basterebbero per arrivare subito al processo sull’affaire Tor di Valle. Ma la procura di Roma, come riporta Il Messaggero, vuole continuare a indagare sul cosiddetto sistema Parnasi, perché stanno emergendo presunte responsabilità di altri politici e di altri funzionari capitolini, rispetto a quelli già travolti dal ciclone dell’inchiesta che, il 13 giugno, aveva portato in carcere lo stesso imprenditore Luca Parnasi e i suoi collaboratori, e aveva fatto finire ai domiciliari uno dei consulenti di punta della sindaca Virginia Raggi, l’avvocato Luca Lanzalone.
Il faro dei pm è rivolto verso i legami opachi della famiglia di costruttori con i palazzi del potere, allacciati anche molti anni fa e che sono raccontati dall’intercettazione che meglio di tutte riassume il modus operandi del gruppo Parnasi, cioè la corruzione intesa come asset d’impresa
Le indagini non riguardano più solo la consulenza da 25mila euro alla società Pixie riconducibile a Palozzi, o la presunta corruzione dell’ex assessore Michele Civita (Pd) – l’assunzione del figlio in cambio dell’appoggio nell’affaire «stadio» – o il favore a Paolo Ferrara, ex capogruppo dei Cinquestelle in Campidoglio che, in cambio di presunte intercessioni, avrebbe ottenuto un progetto per il restyling del lungomare di Ostia da rivendicare con l’elettorato.