L’esame del Dall’Ara è già da dentro o fuori. Per la Roma e ovviamente per Di Francesco: mai così uniti, i giocatori e l’allenatore, nell’insolito destino, scrive Ugo Trani su Il Messaggero.
I risultati, come sempre, incidono sui giudizi. E, al momento, sono incontestabili: 2 punti nelle ultime 4 gare, l’unico successo lontano un mese e 10 reti prese in 5 match. Il rendimento è scadente e la svolta di conseguenza obbligata. La partita di oggi, in questo senso, diventa pericolosa proprio perché sembra dall’esito scontato.
Di Francesco non nasconde il momento no. Attualmente alla Roma manca tutto o quasi: l’identità, la condizione atletica, l’attenzione, l’organizzazione e il carattere. La rivoluzione estiva di Monchi ha determinato la falsa partenza. I giallorossi non sono più gli stessi: negli interpreti e nei comportamenti. E l’allenatore, cambiando spesso la formazione e il sistema di gioco, fatica nella gestione del gruppo. Si ritrova davanti, ogni giorno, gli scontenti, gli svogliati e i distratti: lui ci avrà pure messo del suo, ma i giocatori non stanno collaborando come dovrebbero. L’esclusione di Karsdorp per scelta tecnica ne è la conferma.
Coric è rimasto di nuovo nella Capitale dopo essere stato escluso per la trasferta in Spagna. Di Francesco, senza dover per forza alzare la voce nello spogliatoio, invia dunque l’ennesimo messaggio ai giovani del gruppo. Chiede loro più impegno e maggiore attenzione nel lavoro quotidiano. Nessuna lite, ma semplice chiarimento (avvertimento) ad personam per il terzino, spesso poco applicato nell’addestramento e spesso distratto in partita.