(M. Crosetti) – Questa è l’anima feroce e sublime della Champions che mica per niente ci ruba il cuore. Il nostro sarà pure un calcio scassato, senza governo, dominato da tribuni e tribunali, non raramente cialtrone, ma ci sono giorni e snodi cruciali in cui bisogna recuperare qualcosa di noi. La coppona d’argento non è solo un orcio pieno di denaro, è anche una faccenda di orgoglio e talento. I memorabili 6 minuti nerazzurri, l’eurogol di Icardi (per dirla all’antica) e l’unghiata di Vecino possono rovesciare la stagione nerazzurra nata malissimo e, insieme, ridare slancio all’Italia intera che torna in Europa dopo l’estate mesta del mondiale vuoto. Purtroppo non torna vittorioso il Napoli da Belgrado, peccato perché questa era già una notte decisiva in quel girone della malora.
Le quattro moschettiere devono ribaltare in Champions la tendenza di un campionato floscio, pieno di Juventus e poco altro. L’Inter ha vissuto una serata adulta, alla pari nel primo tempo contro un Tottenham a lei superiore per tecnica e mestiere, migliore degli inglesi alla distanza per veemenza e fierezza, oltre che per cieca fede nel futuro (senza quella, non si fa sport). Aria fresca per una squadra che tornava in Coppa dei Campioni dopo oltre 6 anni, con l’incredibile Icardi addirittura al debutto. E oggi tocca a Roma e Juve in terra di Spagna. Impossibile, per i giallorossi a Madrid contro i multipli campioni d’Europa del Real, campioni ad honorem, non ripensare al Barcellona e a quella stupenda follia. Quasi tutto è cambiato, non il senso di una sfida estrema: se al Real hanno davvero strappato il cuore per trapiantarlo a Torino, allora i nipoti di Totti potrebbero anche regalarsi l’inimmaginabile vertigine. Ed è quel cuore ramingo – il suo nome è Cristiano Ronaldo – a riempire Valencia-Juventus. Mai nessuno come il portoghese in Champions, i suoi numeri fanno sbigottire: 5 trofei vinti, 120 gol segnati, capocannoniere da 6 stagioni, a segno in tre diverse finali, 10 gol alla Juve che alla fine l’ha rapito per non essere maltrattata più. Per un altro scudetto, l’ottavo, bastavano e avanzavano Higuain e Dybala: se è arrivato Ronaldo, mercato globale e pubblicità a parte, è per alzare finalmente una Coppa persa in finale 7 volte, del resto il 7 è proprio il numero di Cristiano, la cifra dell’esorcista. Il viaggio comincia adesso, qui, e ha una sola destinazione ammessa: vincere, altrimenti sarà come perdere di più. E comincia con Douglas Costa, che la Juventus non ha avuto il coraggio di lasciare in tribuna come sarebbe stato giusto.
Fonte: Repubblica