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Ma adesso l’impianto può ripartire

IL TEMPO (F. M. MAGLIARO) – L’inchiesta Rinascimento si chiude e si va verso il processo. L’assenza, però, di provvedimenti diretti nei confronti di Eurnova o dell’iter di approvazione del progetto della Roma di costruire il proprio futuro Stadio a Tor di Valle, a questo punto può autorizzare un (cauto) ottimismo. Cauto perché alla fine l’ultima parola non è mai davvero detta ma, prudenza di opportunità a parte, il fatto che la procura non abbia ritenuto di domandare al Giudice per le Indagini preliminari provvedimenti diretti che investano lo Stadio conferma le prime parole pronunciate, il 13 giugno scorso – giorno dell’ esplosione dell’ inchiesta con gli arresti eccellenti di Luca Parnasi , patron di Eurnova e socio della Roma nel progetto, dei cinque collaboratori di Parnasi, di Luca Lanzalone, avvocato chiamato dei grillini a dirimere l’ingarbugliata situazione, e degli altri politici coinvolti nell’indagine – dal sostituto procuratore Ielo: “La Roma non è coinvolta” né lo è l’iter, la cui formazione è stata lunga e collegiale. Che, a questo punto, potrebbe ripartire senza ulteriori intoppi. Al netto della questione dei finanziamenti per pagare il progetto il cui valore globale è non inferiore a 800 milioni di euro, la Roma (e con essa la nuova Eurnova guidata da Giovanni Naccarato) a questo punto può iniziare un lavoro di pressione verso il Campidoglio per stringere i tempi. Da una parte gli uffici capitolini stanno conducendo, su disposizione del sindaco, Virginia Raggi, un controllo approfondito su tutti gli atti preparatori al via libera dato al progetto in Conferenza di Servizi regionale, dall’altro, i funzionari del Dipartimento Urbanistica, mentre predispongono le controdeduzioni alle osservazioni alla variante urbanistica, continuano a incontrare – oramai con cadenza di 3 o 4 appuntamenti a settimana da inizio ottobre – i tecnici di Eurnova per mettere a punto il testo della Convenzione urbanistica. Variante, con osservazioni e controdeduzioni, e Convenzione che andranno al voto di adozione in Consiglio comunale, presumibilmente non prima di febbraio/marzo del prossimo anno.

Anche perché oramai, sarà necessario attendere anche l’esito dei lavori del Politecnico di Torino sulla viabilità del progetto dopo il taglio delle opere pubbliche di mobilità deciso dalla Raggi necessario per i 5Stelle per poter giungere al taglio delle cubature delle tre torri di Libeskind. Visto il contralto siglato fra Comune e Ateneo torinese, segretato e blindatissimo, il bollino blu non dovrebbe arrivare prima di metà gennaio (a meta dicembre dovrebbe arrivare la relazione preliminare). E non saranno le eventuali dimissioni del sindaco, Virginia Raggi – qualora, da condannata nel processo Marra, onorasse il regolamento dei 5Stelle rinunciando all’ incarico – a poter comunque fermare l’iter. Le dimissioni del Sindaco, infatti, non inciderebbero né sull’iter di formazione della variante urbanistica né su quello della Convenzione: entrambi sono, di fatto, atti dovuti che discendono dall’esito della Conferenza di servizi regionale. Gli input politici, in questo caso, sono già stati dati, prima dalla coalizione di centrosinistra all’epoca Marino e ora dai pentastellati con la delibera Raggi di pubblico interesse. L’eventuale “nuovo Tronca” quindi potrebbe, essendo investito dei poteri tanto della Giunta quanto del Consiglio, tranquillamente approvare secondo le indicazioni degli uffici tecnici sia la variante che la convenzione urbanistica. Perciò, dopo la conclusione del filone principale delle indagini, è  solo una questione di volontà politica.

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