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Dzeko bello di notte nella Roma a due facce

Dzeko

(A. Austini) – Bello di notte. Come Zibì Boniek. Da un romanista dell’est a un altro, Edin Dzeko si prende lo stesso soprannome che l’avvocato Agnelli affibbiò al polacco dopo una partita di Coppa Campioni giocata di sera. Stavolta e Di Francesco a sottolineare un aspetto fin qui passato quasi inosservato: «Dzeko – ha detto l’allenatore dopo la doppietta al Cska Mosca di martedì – mi sembra più portato nel giocare di sera. Fa partite differenti, come Milan o Napoli lo scorso anno». Il San Paolo è proprio il teatro della prossima sfida
notturna di domenica. E allora viene da sperare che Dzeko confermi la sua maggiore confidenza negli stadi con i riflettori accesi. I numeri danno ragione alla teoria di Di Francesco. Il bosniaco, infatti, ha segnato 80 gol in 150 partite da romanista, 68 dei quali nelle gare serali considerando tutte quelle giocate dalle 17.30 in poi. Solo 12 reti, quindi, sotto la luce del sole, col fischio d’ inizio alle 12.30 o alle 15. Prima facile osservazione: la Roma gioca più spesso in posticipo. Vero, ma la media gol continua a rafforzare questa doppia versione del bomber. Nelle 111 sfide serali tra campionato e coppe a cui ha partecipato Dzeko ha disegnato 0.61 reti a partita, media che scende a 0.41 nei 44 match diurni. Presi nel complesso, i suoi numeri sono in ogni caso impressionanti. Innanzitutto per la continuità: ha saltato appena 14 dei 164 impegni ufficiali, senza contare la nazionale. Gli sono bastati tre anni e 12 partite di questa stagione per salire al settimo posto dei bomber romanisti nella storia, ora è a tre lunghezze da Delvecchio, a cinque da Amadeie sette da Balbo. Il gradino più basso del podio, occupato da Montella a quota 100 gol tondi tondi, non è poi così lontano. In Champions solo Totti ha segnato più di lui (17 reti a 15), nell’era Di Francesco ha timbrato il cartellino 13 volte su 15 sfide europee. Stiamo parlando insomma di uno dei migliori attaccanti mai visti da queste parti, eppure lo stesso tecnico abruzzese ha
dovuto ammettere che «Edin a volte sembra svogliato, indolente». Forse è il caso di arrendersi. Dzeko è un grandissimo attaccante, con un difetto ormai incorreggibile, simbolo
di tutta la squadra. In fondo è la Roma stessa a mostrare due facce opposte a distanza di tre giorni. Imbarazzante sotto ogni punto di vista con la Spal e poi concentrata, cattiva e piena di qualità contro i russi che avevano battuto il Real Madrid. Questione di testa e motivazioni. Non ci può essere un’altra ragione per spiegare una metamorfosi simile. E vale sia per Dzeko sia per la Roma. D’altronde di sera si giocano solitamente le partite più importanti, quelle che «si preparano da sole», senza ritardi alle riunioni tecniche. Napoli è una di queste, sei giorni dopo si va a Firenze, col fischio d’inizio alle 18. Poi terza trasferta di fila a Mosca, sempre di notte. Per fortuna, orologio a parte, bisogna cambiare marcia. Fuori casa i giallorossi hanno messo insieme appena 4 gol in 5 gare, all’Olimpico ben 20 reti in 7 match, uno ogni 32 minuti. Poi però c’è anche Roma-Spal e tutto torna in discussione. Ma non si poteva giocare di sera pure quella?

Fonte: il tempo

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