IL TEMPO (A. OSSINO) – E’ durato circa quattro ore, il quarto interrogatorio dell’imprenditore Luca Parnasi. L’indagato, arrestato il 13 giugno scorso nell’inchiesta Rinascimento avrebbe fornito numerose precisazioni agli inquirenti. Soprattutto in merito ai finanziamenti elargiti alla politica e alle pressioni subite da funzionari pubblici. E avrebbe consegnato anche una lista di politici che nel corso degli anni hanno usufruito di case e immobili di proprietà dell’imprenditore.
L’inchiesta, divenuta celebre per le dinamiche che lambivano il Nuovo Stadio della Roma, ha infatti virato sul sistema sponsorizzazioni che il costruttore avrebbe dato a chi poteva aiutarlo. «Sulle elezioni spenderò qualche soldo, è un investimento che devo fare… molto moderato rispetto a quanto facevo in passato, quando ho speso cifre che manco te le racconto però la sostanza è che la mia Forza è quella che alzo il telefono», spiegava Parnasi non sapendo di essere intercettato. E così gli ultimi faccia a faccia tra la procura di Roma e l’arrestato erano stati utili per chiarire le elargizioni al Partito Democratico e alla Lega. Non a caso nel mirino degli inquirenti erano finiti i rispettivi tesorieri: Francesco Bonifazi, deputato del PD, e Luca Cementero, della Lega.
Adesso gli inquirenti avrebbero chiesto spiegazioni sul mondo e le pressioni che andavano in scena tra i palazzi della soprintendenza archeologica. E poi sarebbero emerse nuove dinamiche. Case e immobili date in comodato d’uso a politici, anche di Forza Italia. Nel “caso Bonifazi” Parnasi avrebbe invece versato 150 mila euro alla fondazione Eyu. E secondo i pm sarebbero stati destinati al Partito Democratico. A provarlo ci sarebbero incontri tra Bonifazi e Parnasi e anche alcune intercettazioni. La vicenda era stata racchiusa dai carabinieri in un’informativa del 19 marzo scorso: «rapporti con gli organi di comunicazione ufficiali dei partiti», si intitolava il capitolo dedicato anche alla fondazione. «Non c’è nessun finanziamento illecito al Pd, non c’è nessuna fattura falsa della Fondazione Eyu. Abbiamo tutti i documenti in regola. E siamo pronti a dimostrarlo in qualsiasi sede», si era difeso su Twitter il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi.
Un altro capitolo dell’inchiesta riguarda invece la Lega, o meglio una fondazione vicina al partito di Matteo Salvini: la onlus “Più Voci”. In questo caso il versamento sarebbe più corposo: 250 mila euro. E sarebbe avvenuto nel 2015. Anche i legali di Parnasi avevano fatto sentire la loro voce: «Sono destituite di ogni fondamento le notizie di stampa pubblicate in questi giorni secondo le quali il dottor Luca Parnasi avrebbe riferito nei propri interrogatori di finanziamenti effettuati ai partiti. Qualsiasi ricostruzione fondata su tali asserzioni è del tutto fantasiosa, impropria e contraria al vero», avevano tuonato gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini. «Stigmatizziamo in maniera decisa – avevano aggiunto – tali ricostruzioni, anche e soprattutto in relazione alla delicatezza della posizione processuale del nostro assistito, che viene chiaramente e pesantemente danneggiato da tali indebite e inesatte ricostruzioni. Ribadiamo la massima fiducia nel rapporto con gli organi inquirenti al fine di chiarire in maniera precisa la situazione del nostro assistito».
L’inchiesta ad ogni modo va avanti. Del resto tutto era nato un po’ per caso: un fascicolo sugli affari di un reduce della Banda, Manlio Vitale, aveva condotto gli inquirenti a considerare il costruttore Sergio Scarpellini come una vittima di estorsione (poi indagato per riciclaggio). Intercettando l’estorto però si era arrivati all’inchiesta sul Nuovo Stadio della Roma, oltre a quelle sul braccio destro della Raggi, Renato Marra e sul sindaco di Ponzano.