(M. Pinci) – Le imputano di non saper difendere più come lo scorso anno, allora lei ha imparato a segnare. Tra le tante contraddizioni di una Roma capace in sei giorni di collassare contro un Bologna stitico e poi di ribaltare la Lazio in piena striscia vincente. Il doppio dei gol incassati un anno fa – erano sei in tutte le competizioni, ora sono 12 – le sono valsi un mese d’inferno, da cui è uscita anche grazie ai gol. Ma in questo anno al rovescio, quelli che le sue punte non sanno più segnare li trovano centrali e terzini. Che hanno messo la firma su sei dei quattordici centri giallorossi in quest stagione: centrocampisti e attaccanti non sono andati oltre i 4. Utili per tornare alla vittoria contro Frosinone e derby: il Viktoria Plzen all’Olimpico è un’occasione imperdibile per fare tris e dimenticare la nottataccia di Madrid nel primo turno di Champions, non fosse altro perché nelle ultime 15 partite europee in trasferta ne ha perse otto e vinta appena una. Certo in Europa con una retroguardia attiva nell’area avversaria quanto quella romanista non c’è. Se il Real ha Sergio Ramos – 3 reti, già – la Roma ha Fazio e Kolarov, due gol a testa, gli stessi di El Shaarawy o Pastore, che per fare gol sono pagati. È antidoto inventato a Trigoria per sopperire alla latitanza degli attaccanti: Di Francesco chiede ai suoi centravanti di pulire i palloni e sacrificarsi, ma forse neanche lui si aspettava che il numero nove bosniaco potesse arrivare al 43esimo giorno senza segnare gol: esattamente gli stessi che sono trascorsi un anno fa tra la doppietta al Chelsea e la rete successiva (alla Spal), il digiuno più lungo della stagione. Lo raccontano nervoso, El Shaarawy se ne è accorto sulla propria pelle nella ripresa del derby: “Ma la serenità la ritroverà segnando – giura Di Francesco – io però me lo tengo stretto anche così, è uno di quegli attaccanti che vanno coccolati, con lui stiamo facendo un lavoro generale anche dal punto di vista mentale perché Edin per noi è troppo importante”. Con una premessa così, inevitabile che oggi l’allenatore gli offra l’opportunità di fermare il contro dei giorni di digiuno. Per lui poi il Viktoria è davvero un amuleto: la prima volta segnò ai cechi oltre 12 anni fa, al marzo del 2006 con la maglia del Teplice. Poi si è ripetuto con il Manchester City, due volte nel 2013, e con la Roma, con cui due anni fa ne fece addirittura tre tutti in una volta, chiudendo la sua prima tripletta romana. E poi, l’alternativa sarebbe Schick, che di far gol questa stagione non vuole proprio saperne: l’ultimo, segnato ad aprile, compie oggi 157 giorni. Pensare che da quando Di francesco ha messo piede a Trigoria, il club per le punte ha speso qualcosa come 90 milioni di euro, di cui 40 soltanto per il centravanti ceco. Antri 30 abbondanti sono stati serviti per assicurarsi Under e Kluivert: è con loro che l’allenatore pensa di completare il tridente europeo stasera, anche perché lasciando lo stadio dopo il derby vinto erano tra i pochi con lo sguardo basso, magari delusi dalla scomoda panchina dell’Olimpico. E ora che la squadra ha ritrovato risultati, l’umore è centrale, come sa bene l’allenatore, costretto a rinunciare a De Rossi e Pastore: “Bisogna dare continuità a quello che stiamo facendo, agli atteggiamenti di squadra, che sono alla base della nostra ripartenza”.
Fonte: la repubblica