Reduce dal tonfo casalingo contro la Spal, la Roma entra in campo al San Paolo con sette punti di ritardo dal Napoli di Carletto Ancelotti. E largamente fuori dalla zona Champions ed Europa League. Viste le premesse, ti aspetti che il gruppo di EDF dia tutto quello che ha dentro di sè per non alzare la bandiera bianca delle ambizioni con larghissimo anticipo. Un quarto d’ora di gioco e Roma avanti grazie al gol di El Shaarawy: questo vuol dire che la squadra ci sta con la testa? Domanda lecita, visto che il gruppo fatica a stare e a restare concentrato sul pezzo. Il vantaggio è un’opportunità preziosa da sfruttare, contro un Napoli che gioca a calcio e crea tante occasioni.
La Roma è squadra strana, capace di tutto sia nel bene che nel male, e così pur faticando a contenere riesce a costruire le premesse per raddoppiare. Nella ripresa c’è solo il monologo azzurro. La Roma non sceglie di aspettare il Napoli, ma è costretta a subirlo. Facendo un po’ la figura del pugile in balia dell’avversario.Quello incapace di opporre una valida, robusta resistenza. Inevitabile, quasi logico farsi fare gol all’ultimo minuto. E non vincere così la partita, rimpiangendo l’occasione persa, quando ormai il traguardo era vicino.
Fonte: Il Messaggero