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Stadiopoli, la ditta Lanzalone: “Aiutò Parnasi anche da Acea”

LA REPUBBLICA (M. E. VINCENZI) – Luca Parnasi e Luca Lanzalone. Ma anche Davide Bordoni, Michele Civita, Francesco Prosperetti, Adriano Palozzi e altre quattordici persone. Tutti a rischio processo per l’inchiesta sullo stadio della Roma: la procura ha chiuso le indagini. Era il 13 giugno quando nove persone furono arrestate dai carabinieri del nucleo investigativo: tutte accusate di fare parte di un sistema corruttivo relativo all’impianto di Tor di Valle. Il procuratore aggiunto Paolo lelo e il sostituto Barbara Zuin hanno notificato l’atto di chiusura delle indagini all’imprenditore Luca Parnasi, figura apicale dell’associazione a delinquere, che — secondo l’accusa — ha cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi, nel febbraio dello scorso anno. Un provvedimento che porta, tra l’altro, all’abbattimento del 50 per cento delle cubature rispetto all’ipotesi iniziale. Insieme al costruttore, rischiano di arrivare davanti al giudice anche presidente di Acea, Luca Lanzalone, l’ex vicepresidente del Consiglio della Regione Lazio di Forza Italia, Adriano Palozzi, l’ex assessore regionale del Pd, Michele Civita e il soprintendente ai ben i culturali di Roma, Francesco Prosperetti.

I magistrati hanno deciso di stralciare il filone di indagine che riguarda il finanziamento alla politica: quel fiume di denaro, circa 400 mila euro, che Parnasi, per sua stessa ammissione, ha garantito a le fondazioni vicine al Pd e Lega e le utilità in favore di un esponente capitolino degli MS5. Intanto si chiude il procedimento principale. Che vede Parnasi accusato di essere il capo di un sodalizio che ha commesso “una serie indeterminate di delitti contro la pubblica amministrazione al fine di ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli alla realizzazione del nuovo stadio della Roma e di altri progetti imprenditoriali”. Parnasi, oltre a diversi politici locali, poteva contare anche su Lanzalone, persona molto potente in Campidoglio anche prima della sua nomina a presidente Acea. Per gli inquirenti l’avvocato genovese ha svolto attività illecita non solo nel suo ruolo di consulente di fatto per gli M5s nella trattativa per il nuovo impianto sportivo ma anche dal vertice della multiutilità. Per la Procura l’asservimento della funzione si traduceva nel rilascio “di informazioni sullo stato delle pratiche amministrative in corso, partecipando alla delibera di conferma della dichiarazione di pubblico interesse ed all’intero iter procedurale relativo al Nuovo Stadio della Roma, interessandosi per l’acquisizione di un immobile presso il Business Park dello stadio ove trasferire la sede Acea”. Il soprintendete Prosperetti avrebbe invece “abusato della sua qualità e dei suoi poteri di pubblico ufficiale”: in cambio della “archiviazione della proposta di apposizione del vincolo” ha indotto “indebitamente Parnasi” ad affidare al suo amico architetto Paolo Desideri “l’incarico professionale di ‘progettazione della ricollocazione e ricostruzione di una campata strutturale dell’ex Ippodromo Tor Di Valle’ (per un corrispettivo complessivo di oltre 200.000 euro, parzialmente corrisposto al Desideri) quale adempimento necessario”.

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