Roma e Repubblica Ceca sono due mondi lontani, in grado di toccarsi poche volte. Sicuramente con Zdenek Zeman, nelle sue due versioni negli anni ’90 prima e nell’era americana poi. Poi, più recentemente, con Patrik Schick, l’astro nascente del calcio ceco che Monchi ha strappato alla concorrenza dopo aver fallito l’assalto a Mahrez. “Non credo che la Roma sia il club adatto a lui, mi sembra che Di Francesco neanche lo volesse”, ha detto il tecnico al portale “sport.cz”. E il problema sembra essere sempre la posizione: “Giocano con tre attaccanti, ma il centravanti è Dzeko e lui non riesce a trovare spazio. Di Francesco non sa cosa fare con lui”. Eppure Giampaolo era riuscito ad esaltarlo: “A Genova era un buon giocatore, ma giocava in posizione centrale”.
EQUIVOCO – Lo stesso Giampaolo non ha mai nascosto le sue perplessità sulla sua posizione in campo: “Non gioca nel suo ruolo, da ala è limitato”, il leitmotiv di tutta la passata stagione. Quest’anno anche Di Francesco sembra essersi orientato su un ruolo più centrale. Almeno in campo, perché nelle gerarchie il titolarissimo resta Dzeko. E ci mancherebbe.
RINASCITA – Eppure questa stagione era partita con le migliori delle premesse: preparazione estiva col personal trainer Michal Bretenar e amichevoli da capocannoniere. Poi, però, Dzeko si è ripreso il posto e la Roma è entrata subito in crisi. Crisi dalla quale i giallorossi sembrano essere usciti, ma nella quale è rimasto ancora intrappolato Schick. E i tifosi gli contestano soprattutto l’atteggiamento: dopo l’ingresso svogliato e lento contro il Real Madrid al Bernabeu, non gli hanno risparmiato feroci critiche. Di Francesco è riuscito a raddrizzare la nave, adesso l’ultimo e più difficile compito di recuperare un patrimonio da 40 milioni.