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Di Francesco: prendiamoci i fischi

Di Francesco

(F. Schito) – Ancora una volta la Roma si ritrova a mangiarsi le mani. Tante occasioni sprecate, punita sul più bello e poi incapace di reagire. Negli occhi rimane il pallone spedito fuori da Under a pochi minuti dal riposo, il bivio della partita che ha indirizzato il match verso il Real. Poi gli errori madornali, come l‘ennesima ingenuità di Fazio, che lasciano la Roma a galla tra la soddisfazione per una qualificazione agli ottavi di finale guadagnata con un turno (e mezzo, vista la tempistica fornita da Cska-Plzen) di anticipo e la possibilità sfumata di ottenere la vetta del girone. I segnali rimangono poco incoraggianti, una squadra martoriata dagli infortuni che non riesce mai a diventare davvero grande. Va sempre a un passo, senza mai raggiungere l‘obiettivo. «Ogni volta che prendiamo gol – le parole di Eusebio Di Francesco a caldo – smettiamo di giocare. Questo mi fa rabbia, non è la prima volta che ne parliamo. Mi girano talmente tanto… Al di là del risultato, abbiamo giocato contro una squadra fortissima. Non puoi permetterti determinati errori anche quando hai ragazzi giovani che danno abbastanza». Il tecnico si sforza di vedere anche i lati positivi della prestazione dei suoi: «Al di là degli errori individuali, avevamo diverse assenze. Una squadra giovane, specialmente davanti, di cui mi era piaciuta l’intraprendenza, la voglia di andare a far male al Real nel primo tempo e le aggressioni, ma poi non possiamo ricadere sempre negli stessi errori e nella fragilità». Proprio le tante assenze hanno costretto il tecnico ad abbassare fortemente l’età media della squadra, ma per il tecnico la mancanza di esperienza di alcuni dei protagonisti non ha inciso sulla sconfitta portata a casa: «Se andiamo a vedere, un errore determinante lo fa Fazio che
non è un ragazzino. Paghiamo errori individuali nella linea difensiva come con l’Udinese la settimana scorsa e avevamo giocatori esperti come Santon, Fazio e Iesus. Non possiamo caricare tutto sui giovani. Questi ragazzi per la tanta voglia possono fare qualche errore, però la predisposizione a me è piaciuta, devono essere i più grandi a trascinarli. Peccato
perché abbiamo preso gol su due ripartenze su nostri corner, chi ha giocato a calcio sa che prendere un contropiede così ti uccide. Non puoi permetterti determinate situazioni con il Real. In questo siamo mancati». Eppure le cose in casa Roma non si erano messe male: il primo tempo è stato equilibrato, le maggiori occasioni sono state proprio per i padroni di casa: «Mi dispiace perché avevamo interpretato nel modo giusto la partita, anche andando nella metà campo avversaria. Peccato perché abbiamo pagato l’inesperienza, ricordiamo sempre contro chi abbiamo giocato, anche guardando i singoli giocatori. Sono arrabbiato perché avevamo fatto un ottimo primo tempo». Se però le cose in campionato stanno andando al di sotto delle aspettative, comunque i giallorossi hanno conquistato la qualificazione agli ottavi: «L’umore della piazza è quello che è, ora prendiamoci i fischi. E’ comprensibile perché abbiamo sprecato un’occasione, ma la qualificazione è un obiettivo raggiunto. Ma ci si scorda tutto con facilità, il campionato non ci mette in buona luce.
Il fatto che in Champions facciamo bene va nel dimenticatoio, ma dobbiamo essere bravi noi a farlo ricordare. Manca qualcosa, ma il desiderio c’è sempre». A confermare la mancata tenuta mentale della squadra è stato Nicolò Zaniolo, il migliore dei suoi in una serata tutt’altro che esaltante: «Il problema non è fisico ma di testa. Nel primo tempo abbiamo
fatto una grande partita, poi il gol è stata una mazzata, prendere quel gol ci ha tagliato le gambe perché stavamo facendo una grande partita. E’ stato un problema mentale che non succederà più. Bisogna lavorare per migliorare queste cose. Ci è mancato il gol e loro lo hanno fatto. Under? Non è colpa sua, non è colpa di nessuno. La colpa è sempre di tutta la
squadra». Adesso è tempo di voltare pagina e rimediare ai propri errori: «Domenica arriva l’Inter e bisogna vincere».

 

Fonte: Il Tempo

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