(F. Balzani) – Panchina bollente, e tutto intorno il gelo russo. Sarà Mosca la nuova tappa da non fallire per Di Francesco che domani si gioca l’ennesima (ultima?) chance per rimanere incollato sulla panchina giallorossa. In questa stagione è già successo due volte: prima del derby e alla vigilia dell’altra sfida col Cska all’Olimpico.
Candidatura Sousa – L’altalena di risultati, però, non si è fermata e ora in prima fila sulla giostra si trova Paulo Sousa. Il tecnico portoghese, che ha appena risolto il suo contratto coi cinesi del Tianjin Quanjian e che era presente anche al Franchi sabato scorso, non nasconde le sue ambizioni ai microfoni di Sky: «Mi piacerebbe allenare i giallorossi, non l’ho mai nascosto. Difficoltà a trovare una panchina? Purtroppo dopo la Fiorentina le mie aspettative erano alte, volevo una squadra che avesse come obiettivo di vincere il campionato e lottare fino alla fine in Champions. Questo è il mio target e la Roma è una squadra che potrebbe fare al caso mio. Non abbiamo mai avuto contatti. Mi piace molto l’Italia, è un paese e un calcio che fanno per me». Chiaro, così come è chiara la stima reciproca con Franco Baldini il primo consigliere di Pallotta. Altri nomi? Di sicuro non quello di Conte mentre resta in ballo la candidatura di Donadoni. Ombre lunghe sulla panchina di Di Francesco che non piacciono a Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori: «Noi tecnici non siamo abituati a fare dichiarazioni di questo genere e quindi un po’ sorprendono le parole di Sousa perché ripeto, è una cosa non scritta che tra noi allenatori italiani non facciamo. Eusebio è un tecnico che di calcio sa tantissimo. È un vero e proprio professore di calcio. È chiaro che adesso la Roma ha delle difficoltà, ma c’è anche da dire che il club ha delle necessità di rientrare a livello economico e le cessioni possono aver inciso».
Esame da 20 milioni – Nel freddo russo (previsti tra -1 e 1 grado alle 18,55 ora d’inizio del match) Di Francesco quindi non può fallire come in campionato. La classifica del girone di Champions, infatti, non attende e un’eventuale sconfitta riporterebbe i russi al secondo posto a due giornate dal termine. Non perdere è il diktat, anche perché un’eliminazione farebbe saltare al club almeno 20 milioni. Un lusso che la Roma non può permettersi così come non può permettersi di finire fuori dalle prime 4 posizioni in serie A. Eusebio – che in campionato non vince dal 6 ottobre ad Empoli – spera di ritrovare la faccia bella di una Roma che almeno in Champions riesce a farsi valere.
Mistero Dzeko – Emblema del bipolarismo giallorosso è Dzeko a segno 13 volte nelle ultime 14 partite europee e a soli due gol dal record di Totti (17 reti in Champions). Poco turn over quindi (Kluivert al posto di El Shaarawy e il ballottaggio Cristante-Zaniolo) e il ritorno dal 1′ di Manolas in difesa mentre De Rossi non è stato nemmeno convocato. A complicare la missione moscovita due maledizioni: l’arbitro turco Cakir (tre sconfitte in tre partite) e l’ultimo precedente nel 2014 quando l’ultimo gol di Totti in Champions non bastò per battere i russi che pareggiarono a tempo scaduto condannando la Roma ad uscire dal girone.