(…) Robin Olsen, da portiere della Sveziache il 13 novembre ha «rubato» all’Italia il Mondiale grazie allo 0-0 consumato a San Siro, diciamo che quel giorno (eufemisticamente) non era entrato nelle grazie di chi tifava azzurro. Ma nel calcio il tempo scorre in fretta e così adesso lo svedese ha conquistato la capitale d’Italia, o almeno quella parte che tifa giallorosso. La sua parabola d’altronde è stata chiara. Dopo la partenza di Alisson, è stato accolto con grande scetticismo, anche perché nel suo curriculum – nazionale svedese a parte (con annesso buon Mondiale in terra di Russia ) – di club di qualche livello c’era stato finora solo Malmoe, Paok e Copenaghen. Giunto alla Roma però, grazie all’ottimo lavoro svolto con Savorani, Olsen ha limitato al minimo sindacale i problemi di ambientamento e così, partita dopo partita, ha fugato tutti i dubbi che si erano addensati intorno a lui. Questo gli ha consentito di tornare anche da «profeta in patria», visto che è entrato in lizza per la vittoria del Pallone d’oro svedese. Non ce l’ha fatta (ha vinto Lindelof), ma è stato eletto miglior portiere svedese, (…). «All’inizio dell’anno mi sono fatto male e ho dovuto lavorare sodo per la Coppa del Mondo – ha detto alla cerimonia svoltasi a Stoccolma –. Poi tutto è diventato un sogno. Adesso sono sereno e contento, onorato di aver vinto come miglior portiere. Non voglio fermarmi mai e crescere sempre. Questo 2018, comunque, è stato un anno fondamentale per la mia carriera». (…).
Fonte: Gasport