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Sfratto, De Rossi ai supplementari con Settembrini

De Rossi

(A. Paolini) – L’ultima partita di campionato è rinviata di dieci giorni anche se il risultato a questo punto sembra scontato: sfratto esecutivo. Il Settembrini caffè, locale dell’omonima strada che da piazza Mazzini arriva quasi fino al Tevere, a fine novembre dovrà chiudere i battenti. Capitan Futuro rientrerà così in possesso del suo immobile. E infatti il giocatore della Roma, Daniele De Rossi, il proprietario delle mura della caffetteria che dal 2010, con i suoi salotti, drink e cappuccini, anima la strada nel cuore del rione Prati. Alla base dell’ingiunzione di sfratto, la morosità per gli affitti. Una goleada di soldi. “Cifra ingentissima”, fanno sapere dallo studio legale che assiste il centrocampista giallorosso.“Qualche mese di insolvenza”, affermano invece i proprietari dell’attività che vorrebbero un po’ più di tempo per cercare di mettere insieme i soldi e pagare gli arretrati, in zona Cesarini. Ma ingentissimo sembra anche il canone d’affitto, rumors parlano di 23 mila euro al mese. Hai voglia cappuccini!

Ma i cartellini delle ammonizioni a questo punto sembrano troppi e il fischio finale imminente. Ieri mattina giudiziario ha consegnato a Marco Ledda, il patron del locale, il terzo accesso dell’esecuzione per il rilascio con l’intimazione al ricorso della forza pubblica. Scena plateale che invece si vorrebbe evitare per scongiurare inutili e spiacevoli clamori. Il bar, tra i più trendy di Roma, è infatti da sempre ritrovo di attori, direttori di giornali, politici e avvocati. Oltre ad essere punto di riferimento per tutti quelli che nel quartiere lavorano e vivono. L’idea che arrivi la forza pubblica e il fabbro a cambiare la serrature, in un crescendo da scena plateale, non piace a nessuno. Tanto meno a De Rossi. Che anzi, sembra abbia cercato di chiudere un occhio per tanto tempo. Più che mesi, anni. “Abbiamo cercato di pazientare, pensando anche ai dipendenti, ma ora la situazione è diventata insostenibile –  dicono i legali -. Sarebbe bastato un solo mese di insolvenza, per arrivare a chiedere lo sfratto. Cosa che non è successa, ma adesso la situazione è diventata insostenibile”. Ora, Marco Ledda e suoi due soci, hanno poco più di una settimana per portare via banconi, frigoriferi, tavoli e sgabelli Arredo che in questi otto anni di attività (il ristorante accanto resta invece aperto) si è rinnovato, come le tinte delle pareti, le frasi scritte sulle grandi lavagne appese all’entrata. E come le foto in bianco e nero, immagini di un passato da Hollywwod sul Tevere a fare compagnia a un pezzo di cinema italiano che attorno a questi tavoli si è sempre seduto a leggere copioni o per incontrare sceneggiatori, autori, attrici. Ledda e soci sperano nel miracolo: ribaltare il risultato trovando un accordo. O almeno di andare avanti fino al Natale. Ieri sera i dipendenti hanno scritto al capitano della Roma. “Lavoriamo da tempo per Settembrini, non siamo un gruppo numeroso ma siamo comunque 40 dipendenti che oggi hanno avuto paura di rimanere improvvisamente per strada in un periodo dell’anno fondamentale per un esercizio commerciale come il nostro”. E ancora: “Non vogliamo schierarci o prendere parti. Ci sentiamo però un pezzo fondamentale di Settembrini perché se i posti li fanno le persone Settembrini siamo in gran parte noi. Abbiamo un nostro interesse semplice: quello di poter continuare a lavorare in questo bistrot con la serenità di sapere che non rischiamo di perdere lavoro e stipendio”. Invasione di campo, all’ ultimo minuto.

Fonte: la repubblica

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