Proprio vero: la storia degli altri insegna spesso qualcosa. E quella di Marcelo Brozovic, ad esempio, potrebbe essere da ispirazione anche per Steven Nzonzi, prima che domani incrocino i tacchetti sulle zolle dell’Olimpico. La lezione è chiara: i fischi possono trasformarsi in applausi. Sempre. A patto e condizione che si riesca a dimostrare il proprio valore. Così il croato potrebbe raccontare al francese come lui ce l’abbia fatta con San Siro. (…) Ecco, il modo compassato, senza guizzi, di gestire la palla, al momento sembra aver un po’ deluso il popolo giallorosso. Da Nzonzi si aspettavano tanto, mentre al suo arrivo si è capito subito come il francese pagasse la lunga festa del dopo Mondiale. Non solo. Il centrocampista ha dovuto adattarsi anche ad un tipo di preparazione diversa rispetto a quella a cui era abituato. E così, grazie anche al suo preparatore personale, è passato dal privilegiare l’agilità alla potenza. Se per aiutare la convivenza con De Rossi, Di Francesco ha virato sul 4-2-3-1, adesso le responsabilità di Nzonzi sono maggiori, vista l’assenza del capitano. Che pesa. Storia diversa per Brozovic, il metronomo di Spalletti. Il play adattato che alla velocità di pensiero preferisce recuperi, palloni intercettati, verticalizzazioni, polmoni. E ci mette pure qualche gol. (…) Quanto basta per sentirsi nel cuore dell’Inter. Una sensazione che Nzonzi, a Roma, sta ancora aspettando di provare.
Fonte: gazzetta dello sport