(G. CAPUANO) – La storia di Nicolò Zaniolo, talento classe 1999 esploso nella Roma tanto da diventare in meno di un autunno titolare quasi inamovibile, non è la storia di come il calcio italiano si sia perso per strada un potenziale campione. Anzi, è l’esatto contrario e la lista di chi non ha creduto in lui e non è riuscito a cogliere l’attimo fuggente della sua crescita è molto più corta di quella di chi, invece, chi ha scommesso e messo la faccia. Ora che il rendimento di Nainggolan con cui è stato scambiato in estate è ampiamente sotto la sufficienza, il paragone è improponibile e sanguinoso per dirigenti e tifosi dell’Inter. Ma tutta la (breve) parabola agonistica di Zaniolo è punteggiata più da sentieri imboccati al momento giusto che di occasioni perse.
CHI HA VINTO LA SCOMMESSA – L’elenco di chi può dire di averci visto giusto e di aver vinto fin qui la scommessa Zaniolo è composto da almeno sei nomi, col rischio di dimenticarne qualcuno per strada. In ordine cronologico contrario, c’è sicuramente Eusebio Di Francesco che se lo è visto recapitare alla Roma nell’estate delle cessioni pesanti, lo ha valutato in ritiro e ha capito che era pronto per sbarcare nel mondo dei grandi. Sua la scelta di lanciarlo a Madrid in Champions League quando non aveva nemmeno debuttato. Per tutti era un segnale di insoddisfazione verso la società, nella realtà è stato l’inizio di una storia belissima. E anche Monchi, che lo ha preso dall’Inter per Nainggolan e poi non lo ha mandato in prestito (“Ci ha stupiti”) ha avuto il fiuto giusto e il coraggio di sfidare la piazza.
Poi Roberto Mancini che lo ha convocato nella nazionale maggiore in settembre quando non aveva nemmeno un minuto di Serie A. Critiche, malignità e attacchi che il ct ha respinto spiegando semplicemente di volerlo vedere da vicino per avere conferma delle sue potenzialità. Del resto a Coverciano Zaniolo è di casa avendo fatto la trafila delle giovanili con citazione particolare per Paolo Nicolato, tecnico dell’Under 19 arrivata alla finale dell’Europeo con il neo romanista come protagonista.
Ci ha creduto e molto anche l’Inter che ha investito soldi importanti per prenderlo dall’Entella. Stefano Vecchi, allenatore della Primavera vincente, lo ha paragonato a Gerrard per caratteristiche e lo ha reso perno della sua squadra: 14 gol da centrocampista offensivo in una stagione. Prima di lui era stato Roberto Breda, tecnico dell’Entella nel 2016, a fargli assaggiare il calcio dei professionisti col debutto non ancora da maggiorenne. Quando ne parla, ricorda la ferocia negli allenamenti, la personalità che gli permetteva di guardare negli occhi gli anziani e una capacità innata di occupare il campo.
CHI NON HA CREDUTO IN LUI – E qui cominciano le note dolenti. Perchè all’Entella Zaniolo era arrivato dopo l’addio alla Fiorentina che lo ha coltivato nel suo settore giovanile salvo scaricarlo (versione del padre Igor) sulle soglie della Primavera perché considerato non adatto. Un clamoroso autogol del club gigliato che racconta, però, la storia in maniera diversa e parla di un’offerta di contratto rifiutata per avere le mani libere nella gestione della fase d’avvio della carriera. Di sicuro la Fiorentina si può mangiare mani e gomiti tanto quanto l’Inter.
Il dibattito sull’operazione rischia di diventare un tormentone per Ausilio, ma la domanda è duplice e chiama in causa anche Spalletti. Come è possibile che, pur avendolo sott’occhio per una stagione, non gli ha mai concesso il debutto con i grandi? E’ vero che l’Inter è stata impegnata quasi solo in campionato e in una volata fondamentale per la Champions(dunque con poco spazio per giovani e debuttanti), ma il sospetto di un’errata valutazione esiste. E soprattutto il club avrebbe dovuto tenere la barra dritta e non far partire un talento emergente. C’erano le questioni di bilancio e la necessità di dare aSpalletti il rinforzo considerato necessario, ma ad oggi l’operazione è in perdita. Unico neo di una storia di un giovane che il calcio italiano ha saputo valorizzare e far esplodere al momento giusto. Una storia bella, positiva, con qualcuno che pare aver perso – poi il tempo dirà quanto – e tanti altri che hanno scommesso e vinto.
Fonte: Panorama